Gran parte della classe politica italiana ha le idee un po’ confuse su come si difende la Patria, al contrario dei principali esponenti dei ranghi militari italiani. Paesi come Polonia e Francia hanno abbastanza chiaro che la Russia rappresenta una minaccia concreta. Mosca, oltre ad aver invaso l’Ucraina, minaccia costantemente l’Europa con un’intensa guerra ibrida e fa tremare altri Stati che hanno al loro interno un’importante presenza di russi, come i Paesi Baltici. La classe politica italiana, invece, tentenna quando si parla di difesa e si scandalizza addirittura quando nel dibattito europeo è si discute di riarmo.
C’è un italiano, tuttavia, che chiama le cose con il loro nome. È l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Presidente del Comitato Militare della Nato, alla cui riunione ieri hanno partecipato i 32 Alleati. Dragone ha parlato della deterrenza come di un “vaccino”: se non ne siamo dotati, “ci esponiamo a un rischio maggiore di instabilità e ci rendiamo inutilmente vulnerabili alle minacce”.
Cosa significa concretamente? Per Dragone, “investire di più, e non solo spendere di più, è fondamentale per mantenere la nostra pace ora e in futuro”. Giorgia Meloni ha assicurato che l’Italia raggiungerà entro fine anno il target del 2% di spesa del Pil per la difesa, anche se siamo uno dei Paesi in cui la quota più alta di spese per la difesa finisce in stipendi e costi amministrativi, motivo per cui sarà fondamentale capire come spendere in maniera efficiente queste risorse.
Rivolgendosi alle Alleati, Dragone ha dichiarato che “la pace e la stabilità non possono essere date per scontate e hanno un prezzo”, aggiungendo tuttavia che “il costo della sicurezza non è nulla in confronto al costo di combattere una guerra e riprendersi da essa”. Nessuno nega che l’Italia ha tante priorità: da una maggiore spesa per la sanità fino al problema degli investimenti in istruzione, ma il lavoro della politica è conciliare le diverse esigenze, fissando priorità senza demonizzare le nuove necessità di difesa. Il tutto nell’ottica di un’efficace deterrenza, la quale, una volta raggiunta, coinciderebbe con l’esigenza di tutti quanti: evitare di essere aggrediti e ritrovarsi in guerra.