Viviamo immersi in un flusso continuo di stimoli: migliaia di messaggi pubblicitari ogni giorno, notifiche, contenuti social. In questo scenario, l’attenzione è diventata una risorsa scarsa e preziosa, tanto da parlare oggi di economia dell’attenzione.
Il concetto fu introdotto negli anni Settanta dal Nobel Herbert Simon: all’aumentare delle informazioni, diminuisce la nostra capacità di selezionarle. Un’idea che affonda le radici negli studi di George A. Miller sul carico cognitivo e che oggi trova piena attualità nell’ambiente digitale, dove contenuti e stimoli si moltiplicano esponenzialmente.
Personalizzazione come chiave strategica
Per conquistare l’attenzione — e mantenerla — le aziende devono puntare su messaggi autentici, personalizzati e facilmente fruibili. In questo senso, il marketing si è evoluto: dalle relazioni interconnesse del marketing 4.0 all’impiego dell’intelligenza artificiale e del metaverso nei modelli più avanzati. La direzione è chiara: comunicazione su misura, costruita in tempo reale grazie a tecnologie come l’Internet of Everything e al contributo del neuromarketing.
Neuromarketing: la scienza al servizio dell’efficacia
Il neuromarketing, infatti, permette di misurare le risposte emotive e cognitive dei consumatori, adattando i messaggi pubblicitari per renderli più efficaci. Studi recenti, come quello pubblicato su Cogent Business & Management nel 2024, evidenziano come l’intenzione d’acquisto sia influenzata da fattori sia interni (esperienze, emozioni) sia esterni (ambiente, stimoli visivi o sonori).
In un mondo dove l’attenzione si conquista e si perde in pochi secondi, comprendere questi meccanismi è fondamentale per chiunque comunichi, faccia impresa o racconti una storia.
Andrea Valsecchi