Nel primo trimestre 2025 il quadro economico italiano ha mostrato dinamiche divergenti tra famiglie e imprese. I dati Istat indicano che il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,8% rispetto al trimestre precedente in termini nominali, sostenendo un incremento dei consumi pari all’1,2%. Tuttavia, il potere d’acquisto – che misura la capacità di spesa reale al netto dell’inflazione – è cresciuto solo dello 0,9%, riflettendo l’aumento dei prezzi nello stesso periodo. La propensione al risparmio è salita al 9,3%, con un incremento di 0,6 punti percentuali, mantenendosi su livelli relativamente elevati rispetto alla media degli ultimi tre anni. Questo dato conferma un atteggiamento prudente delle famiglie, che scelgono di consolidare riserve nonostante il lieve miglioramento del reddito reale.
Le imprese italiane hanno registrato un’ulteriore contrazione della quota di profitto, scesa al 42,1%, con una flessione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Si tratta dell’ottavo calo congiunturale consecutivo, segnale di una pressione sui margini operativi che prosegue da quasi due anni. In questo contesto, il tasso di investimento delle società non finanziarie è salito al 22,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali. Il dato evidenzia la volontà delle aziende di sostenere la competitività, mantenendo la spesa in beni strumentali e immobiliari nonostante la riduzione degli utili operativi. Per il management aziendale, questo trend pone il tema dell’equilibrio tra capacità di autofinanziamento, sostenibilità della marginalità e strategie di crescita a medio termine.
Sul fronte della finanza pubblica, l’indebitamento netto delle amministrazioni italiane è cresciuto, attestandosi all’8,5% del Pil rispetto all’8,2% dello stesso periodo del 2024. Il saldo primario – cioè il saldo al netto della spesa per interessi – è risultato negativo ma in lieve miglioramento, passando dal -4,8% al -4,7% del Pil. Anche il saldo corrente si conferma negativo, peggiorando dal -3,4% al -3,5%. Contestualmente, la pressione fiscale complessiva è salita al 37,3%, con un incremento di mezzo punto percentuale rispetto al primo trimestre dell’anno scorso. L’aumento delle uscite pubbliche a fronte di entrate in crescita più contenuta suggerisce prospettive di stabilità fiscale ancora incerte, con potenziali riflessi su liquidità di sistema, politiche fiscali future e livello complessivo di imposizione sulle imprese.