Il report sulla competitività che Mario Draghi ha stilato per la Commissione Europea si articola in cinque macro-capitoli, per un totale di 400 pagine, e ha come obiettivo principale quello di dare un nuovo e importante slancio all’Unione Europea.
Nei giorni scorsi lo stesso Draghi aveva sottolineato l’urgenza di trovare compromessi tra investimenti e debito, tra politica industriale e libera concorrenza, tra urgenza climatica ed attività economica. Il contenuto sarà di fatto la linea guida, insieme al report sul mercato unico di Enrico Letta, per la prossima agenda Ue e per i compiti che i commissari designati da von del Leyen saranno tenuti a perseguire.
La necessità principale è quella di attuare riforme “rapide e urgenti” che coinvolgano tutte le istituzioni su produttività, riduzione delle dipendenze, clima, inclusione sociale e ricette per i singoli settori sulla base dei dieci principali dossier economici che riguardano l’Ue.
La proposta di Draghi è ampia, richiede evidentemente un grande impegno, soprattutto di tipo economico, su tre direttrici fondamentali: colmare il divario di innovazione tecnologica che divide il Vecchio Continente da Stati Uniti e Cina; costruire una via verso la decarbonizzazione che non limiti la competitività delle imprese europee; ridurre le dipendenze economiche rispetto a paesi extra-UE.
Per raggiungere tali obiettivi, Draghi propone investimenti pari a 750-800 miliardi di euro l’anno, circa il 4,4-4,7% del PIL dell’Ue nel 2023. Risorse molto ingenti, se si pensa che il piano Marshall del dopoguerra aveva condotto a investimenti che si aggiravano attorno all’1.5% del PIL.
Secondo il rapporto Draghi, le risorse sarebbero da reperire tramite finanziamenti di privati, ma anche con l’emissione di nuovo debito europeo, analogamente a quanto già accaduto per NextGenerationEU, ma legato a progetti specifici e con l’appoggio di nuove regole per il debito nazionale. Draghi sottolinea anche come l’unica strada percorribile sia quello di affrontare le problematiche in modo condiviso e che i singoli stati non sono pronti, né in grado di affrontare individualmente le sfide dei prossimi decenni.
In numerose occasioni Mario Draghi aveva esposto la necessità impellente di un “cambio radicale”, inevitabile se l’Ue vuole stare al passo con colossi come Cina e Stati Uniti.
Ma la decisione sulle modalità con cui portare avanti questi punti, trasformando le raccomandazioni in riforme e poi in risultati è compito dei leader Ue, dei parlamentari europei, delle istituzioni europee e degli Stati membri.
Diversi sono gli elogi al lavoro di di Draghi.
«La nostra Unione deve essere attrezzata per affrontare le realtà economiche e geopolitiche attuali e future. Insieme siamo più forti», ha dichiarato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, dopo aver ringraziato Draghi per la conversazione avuta sulla competitività.
Anche la premier Giorgia Meloni al Forum di Cernobbio, riferendosi a Draghi e a Letta ha dichiarato «penso che dobbiamo essere contenti, al di là del fatto che sono stata all’opposizione di entrambi, che ci siano due italiani che vengono chiamati dall’Ue a fare le proprie valutazioni sulla competitività, sul mercato unico e sulle grandi sfide dell’Europa, è una bella cosa».
«La competitività sarà la priorità di questa legislatura, per questo il Rapporto Draghi è più che benvenuto», ha detto il capogruppo del Ppe Manfred Weber dopo l’incontro all’Eurocamera tra i presidenti dei gruppi e Mario Draghi, «non si parla solo di finanze ma di come vogliamo disegnare il settore produttivo europeo».