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    Agevolazioni, tagli del Governo per le imprese

    Agevolazioni, tagli del Governo per le imprese
    La parola d’ordine è: fare ordine. Un gioco di parole alla base delle nuove disposizioni del Governo per accorpare e tagliare le circa duemila agevolazioni, oggi presenti, destinate al mondo delle imprese. Troppe per Palazzo Chigi, soprattutto perché non funzionano come dovrebbero, o comunque non raggiungono l’obiettivo per il quale sarebbero state pensate. E sullo sfondo ci sono le due transizioni chiave del Pnrr, digitale e verde, che devono essere necessariamente attuate se non vogliamo perdere i fondi di Bruxelles.
    Ma in cosa consistono le agevolazioni?
    Nel calderone c’è davvero di tutto dal credito d’imposta ricerca e sviluppo fino al patent box, ma l’idea è anche quella di rivedere i bonus benzina e diesel, visto lo stop dal 2035 varato dall’UE.
    “L’idea – spiega il ministro per le Imprese Adolfo Urso – è adottare un Codice nazionale degli incentivi attraverso una razionalizzazione di quelli esistenti, andando a vedere quelli che non funzionano e magari riducendoli anche di numero”.
    La riforma, al varo dell’Esecutivo che sta lavorando sul primo disegno di legge delega, sarà completata non prima del 2025 e passerà in in rassegna le 1.982 tipologie di incentivi, suddivise tra le 229 nazionali e le 1.753 regionali.
    Quest’ultimo dato, inoltre, è fortemente da tenere in considerazione, vista la progressiva diversità di incentivi a seconda che ci si muova dalla Lombardia, alla Toscana, all’Abruzzo, alla Sicilia. Ciascuna Regione ha le proprie peculiarità e di conseguenza i propri bonus, anche se il Governo – alla faccia di un mai raggiunto federalismo – vorrebbe superare, premiando, invece, l’unità nazionale.
    Nell’ultimo anno analizzato (il 2021), gli aiuti hanno toccato i 25 miliardi, un livello record (+165% rispetto al 2020), ma anche gonfiato dagli aiuti Covid, con un disallineamento rispetto all’erogazione, fermata a 5,8 miliardi.
    Numeri importanti, evidentemente non più sostenibili, nell’epoca della ripresa, per il Governo Meloni.
    Ma le associazioni di categoria degli imprenditori non ci stanno: per Confindustria, il Governo sta commettendo lo stesso errore fatto con il Superbonus: intervenire senza prima valutare l’impatto delle decisioni e, soprattutto, senza consultare le imprese. A sottolineare come il Governo non dovrebbe fare da solo anche per questa partita è stato sottolineato dallo stesso Carlo Bonomi: “Non vorremmo trovarci di nuovo nella stessa situazione e cioè che si fa il disegno di legge e si capisce poi qual è l’impatto sullo stimolo agli investimenti che è fondamentale in questo Paese”.
    Andrea Fortebraccio

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