venerdì, Aprile 26, 2024
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    Guerra, Putin corre ai ripari con la mobilitazione parziale e la minaccia nucleare

    Guerra, Putin corre ai ripari con la mobilitazione parziale e la minaccia nucleare
    Putin è tornato ad attaccare l’Occidente e Kiev. Lo ha fatto verbalmente, mentre le sue truppe continuano ad occupare parte dell’Ucraina sud-orientale, rivolgendosi alla nazione russa tramite un discorso prima annunciato, poi inspiegabilmente ritardato, e infine trasmesso ieri. Oltre ad appoggiare i referendum nelle zone ucraine occupate, il leader del Cremlino ha incentrato buona parte della sua invettiva contro Europa e Stati Uniti minacciandoli direttamente anche se in maniera generica: “La Russia utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per contrastare una minaccia contro la sua integrità territoriale. Questo non è un bluff”.
    Un’affermazione ci si aspetterebbe più da un Paese aggredito che da un aggressore, eppure Putin è scaltro nel ribaltare la narrativa di ciò che succede, ritornando al vecchio ritornello che vede la Russia impegnata da sola in una guerra contro quello che fu il “blocco occidentale”. Il presidente russo, inoltre, ha fatto riferimento a imprecisati alti funzionari dell’Alleanza Atlantica che avrebbero dichiarato che sarebbe accettabile ricorrere ad attacchi nucleari contro la Russia, la quale tuttavia, a detta del suo leader, avrebbe “molti tipi di armi di distruzione, i cui componenti in alcuni casi sono più moderni di quelli dei Paesi della Nato”.
    Nella raffica di accuse, però, Putin ha preso una decisione che avrà importanti ricadute, perlomeno in patria: ha dato avvio alla mobilitazione parziale che dovrebbe coinvolgere circa 300.000 persone. Una mossa che rappresenterebbe la necessaria risposta al “complotto occidentale decennale per disgregare la Russia”. Il presidente russo ha evitato, così, una mobilitazione totale, decidendo di richiamare solo riservisti attivi con determinate qualità militari e con esperienza.
    Putin ha bisogno di giustificare una guerra che non vuole chiamare col suo nome e che non sta andando come vorrebbe, anzi. L’identificazione del nemico in quei Paesi un tempo noti come “il mondo libero” è funzionale a mascherare gli insuccessi sul campo. Anche il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha rincarato la dose: “Non posso fare a meno di sottolineare che oggi siamo in guerra non solo con l’Ucraina e l’esercito ucraino ma con tutto l’Occidente”.

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