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    A Como il primo liceo italiano “artigianale-imprenditoriale del design”

    A Como il primo liceo italiano “artigianale-imprenditoriale del design”
    La scuola nasce dall’esperienza maturata negli ultimi due decenni da “Cometa Formazione-Scuola Oliver Twist” dove ha sede. Fontana all’inaugurazione: “Scuola proiettata al futuro. esperienza di Como come modello”.
    Nasce a Como il primo liceo artistico italiano con sperimentazione imprenditoriale- artigianale del design. Un nuovo percorso sperimentale, approvato dal Ministero dell’Istruzione, che garantirà ai ragazzi una solida preparazione liceale, potenziando però tutti quegli aspetti legati alla imprenditorialità, alla laboratorialità artigianale e a quella capacità creativa che caratterizza la Lombardia.
    Nato dall’esperienza maturata negli ultimi 20 anni da Cometa Formazione-Scuola Oliver Twist”, dove ha sede, questo nuovo percorso scolastico ha come obiettivo quello di portare gli studenti a costruire le basi per una propria start-up d’impresa e saperla lanciare sul mercato. Gli aggettivi scelti per il nuovo liceo non sono infatti casuali e racchiudono il grande valore di un percorso di formazione del tutto innovativo, incentrato su quella che dal coordinatore della scuola viene definita “pedagogia della bellezza”: “Serviva una scuola nuova – ha detto Giovanni Figini – e l’abbiamo pensata, studiata, progettata. Abbiamo realizzato un liceo che trae ricchezza dalla nostra cultura per creare bellezza e consegnarla alle nuove generazioni”.
    In un’epoca nella quale gli studenti sono sempre meno in grado di immaginarsi in un mestiere o in un percorso di scuola o di studi, questo nuovo liceo accoglie la sfida di tenere insieme l’insegnamento dei contenuti e di un metodo incentrato sul “project work”: “In questo modo gli studenti hanno dei compiti reali – ha spiegato Figini –, sono coinvolti anche manualmente in progetti artistici, di design e imprenditoriali”.
    Qui gli studenti saranno guidati ad utilizzare la propria creatività, attraverso tecniche ed abilità progettuali, per metterle al servizio del lavoro che viene loro assegnato, per concretizzare soluzioni e prodotti innovativi, adeguati al mercato e che rispondano al bisogno delle persone. Nelle aule e nei laboratori specialistici lo studio si fonde con la pratica per imparare anche dall’esperienza, con insegnanti che diventano maestri; si impara da imprenditori, docenti universitari, ricercatori e artigiani e la ricerca dell’eccellenza è parte del metodo didattico. Gli strumenti digitali trovano ampio spazio, con le aule dotate di schermi interattivi (smartboard) di ultima generazione; parte della didattica d’aula svolta attraverso l’utilizzo di PC o ipad e i laboratori dotati di attrezzature digitali (stampanti 3D, taglio laser, frese a controllo numerico e molto altro), utili in fase di progettazione e prototipazione dei modelli.
    A partire dal II anno, grazie ai PCTO, è poi previsto un programma di potenziamento delle competenze di design e imprenditorialità, oltre che di orientamento alla scelta post diploma presso aziende del territorio. Ogni anno la didattica prevede la realizzazione di un progetto trasversale a tutte le discipline, la cosiddetta commessa”, finalizzato alla creazione di un prodotto di design, con contestuale sviluppo imprenditoriale, attraverso la ideazione, progettazione e realizzazione di un modello 3d, prototipo e relativo business plan e piano di marketing. Al termine dei 5 anni, i ragazzi potranno iscriversi all’Università, frequentare un ITS o intraprendere un percorso imprenditoriale o, ancora, diventare designer. Allo stesso tempo avranno sviluppato competenze di leadership, team work, problem solving e critical & Lateral Thinking, le cosiddette soft skills di cui necessita il nuovo mercato del lavoro.
    Il nuovo liceo ha ricevuto il plauso del presidente di Regione Lombardia, intervenuto alla sua inaugurazione: “Si tratta di una grande iniziativa che dimostra come questa scuola sia concretamente proiettata al futuro – ha detto Attilio Fontana -. Dobbiamo utilizzare l’esperienza di Como come modello e trarre da questa sperimentazione le indicazioni utili per ridisegnare i bisogni formativi”.
    Micol Mulè

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