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    Pensioni, in arrivo l’“ammortizzatore pensionistico”

    Pensioni, in arrivo l’“ammortizzatore pensionistico”
    Per far fronte alla crisi di un sistema previdenziale sempre più frammentato, già in difficoltà da tempo e vittima dei pesanti effetti socio-economici dei 2 anni di emergenza sanitaria, è in arrivo un “ammortizzatore pensionistico” rivolto alle aziende in crisi che stipulino un accordo per le uscite anticipate. Sarà possibile aderire per le aziende che rispettano determinati requisiti e condizioni. La misura è prevista a partire da quest’anno e fino al 2024.
    Per andare incontro alle imprese più in difficoltà, anche e soprattutto in seguito agli effetti negativi dei 2 anni passati di crisi pandemica, e per cercare di risanare un sistema previdenziale sempre più frammentato, è stata introdotta dalla legge 30 dicembre 2021 n. 234, articolo 1, comma 89, un’ulteriore possibilità che consente di uscire prima dall’attività lavorativa, per le aziende che rispettino determinati requisiti e aderiscano (volontariamente) alla misura.
    Il provvedimento prevede una dote di un’indennità quasi equivalente alla pensione e l’assegno “provvisorio” sarà pagato fino al perfezionamento del diritto pensionistico.
    Si tratta di fatto di un “ammortizzatore pensionistico” per le imprese in crisi che, come detto, dovranno stipulare un accordo con le rappresentanze sindacali e coi lavoratori in merito alle uscite anticipate. L’adesione delle aziende è volontaria.
    L’intervento, messo in campo dalla legge di Bilancio 2022, è regolato da un decreto dello Sviluppo economico di cui si attende la pubblicazione in questi giorni.
    In base a quanto stabilito, la misura è finanziata con 150 milioni a partire da quest’anno, e con 200 milioni per il 2023 e il 2024.
    Si prevede che i potenziali lavoratori dipendenti coinvolti siano tra i 10mila e i 20mila, che varieranno in base al numero e alle dimensioni delle imprese che decideranno di aderire all’ammortizzatore.
    Passando ai requisiti necessari per poter stipulare gli accordi di cui sopra, i destinatari sono le imprese che vanno mediamente dai 15 ai 250 dipendenti, con un fatturato annuo che non superi i 50 milioni di euro o, in alternativa, il cui totale di bilancio non superi i 43 milioni all’anno. Il requisito fondamentale è che nelle imprese si sia registrata una diminuzione media del fatturato di almeno il 30% rispetto alla media del fatturato del 2019, nei 12 mesi antecedenti alla presentazione della richiesta.
    L’altra condizione imprescindibile è la firma di un accordo collettivo aziendale per l’uscita anticipata dei dipendenti, rispetto a cui i soggetti interessati dovranno fornire un consenso scritto.
    Il periodo temporale massimo previsto per l’uscita anticipata è di 3 anni, nel senso che entro il 31 dicembre 2024 si deve raggiungere o l’età della pensione di vecchiaia (67 anni di età e almeno 20 anni di contributi) oppure l’età del pensionamento anticipato, ossia 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Ma in questo caso si richiedono almeno 62 anni.
    Ai lavoratori che presteranno il consenso all’accordo e che chiuderanno il rapporto di lavoro sarà riconosciuta un’indennità mensile fino al raggiungimento del primo diritto alla pensione, naturalmente in rapporto alle risorse disponibili nel fondo.
    La domanda dev’essere presentata dall’azienda richiedente almeno 90 giorni prima della data di cessazione del rapporto dei lavoratori coinvolti, e dovrà essere inoltrata direttamente all’Inps, che esaminerà in ordine cronologico le domande e potrà avvalersi del diritto di verifica e disamina dei requisiti di accesso dichiarati dalle imprese.
    Pietro Broccanello

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