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    Sulla necessità di far vincere tutti. L’interpretazione di COREFAB

    Sulla necessità di far vincere tutti. L’interpretazione di COREFAB.
    Canada, 2003. Il regista Jean-François Pouliot firma una commedia genuina e molto divertente che racconta dei mille espedienti che la popolazione di un piccolo villaggio architetta per poter convincere un medico a trasferirsi nella loro desolata comunità. L’operazione si rende necessaria per consentire l’apertura dell’unica fabbrica locale, ultima speranza di mettere un freno alla crisi economica. E soprattutto, ultima chance di nutrire la dignità di una serie di uomini e donne costretti al sussidio da troppo tempo, in un’area rurale senza grosse alternative. Il titolo scelto, emblematico, è La Grande Seduzione. I cittadini di questa piccola località del Quebec, con entusiasmo e iniziativa, cercano di acquisire quante più informazioni possibili sul medico in arrivo. Per affascinare il medico. Per conquistarlo. Per “sedurlo”, appunto. L’impresa non è facile. Nient’affatto.
    Potrebbe essere utile iniziare verificando le sue passioni, ad esempio. Allora il sindaco pro-tempore della cittadina canadese, dopo aver fatto qualche ricerca, rivela a tutti i compaesani che il medico in questione è un grandissimo appassionato di cricket. Esatto, cricket. Bene, rispondono tutti. Molto bene. La cittadina è in fermento. Sono tutti entusiasti della scoperta. In qualche modo si sentono già più vicini al medico. Senonché qualcuno, dopo la prima eccitazione, chiedi timidamente: cosa diavolo è il cricket?
    La risposta arriva da due signore di una certa età che cercano online informazioni a riguardo, interrogando un vecchio personal computer su una connessione web precaria. Ecco scoperto il cricket, uno sport con le sue regole e le sue divise. Esatto, le sue divise. E dal momento che nessuno nel piccolo villaggio vuol fare brutte figure, le donne di tutta la comunità si aiutano e si mettono a cucire divise per tutti gli uomini del villaggio. Gli uomini, nel frattempo, studiano le regole del cricket e prendono del gesso per delimitare l’area del campo, provando – non senza difficoltà – ad inscenare una vera partita a cricket. E nello spirito, si preparano al grande giorno. Il giorno dell’arrivo del medico. Il giorno in cui inizierà la “danza” della grande seduzione.  
    A quel punto tutti gli uomini del villaggio sono pronti. Sono tutti in divisa. In posizione su un’altura fronte mare. Fingono di giocare a cricket (in realtà ci provano, senza grandi successi) e attendono che il sindaco, a bordo di un piccolo peschereccio, passi nelle vicinanze mostrando al medico cittadino che in quella zona, sorprendentemente, si gioca a cricket. Che il cricket è ampiamente diffuso e apprezzato. Il medico, entusiasta a quella vista, chiede allora al sindaco di fermare l’imbarcazione. Di raggiungere le squadre per vedere almeno gli atti conclusivi di quella partita che, da lontano, pare memorabile. Nonostante i diversi tentativi di dissuaderlo, il pilota della barca è costretto a cambiare il tragitto. Ed è solo quando i presunti giocatori se ne accorgono che iniziano a “sudare freddo”. A chiedersi come faranno a comportarsi da veri giocatori. Giusto per non far intendere al medico che fosse tutta una messinscena.
    Il dottore sta arrivando, sta scendendo dalla barca, li sta raggiungendo a piedi. Passo dopo passo la distanza si accorcia. I giocatori sono fermi. Paralizzati. Non sanno proprio che fare. Fino a che uno di loro, poco prima che la disperazione prenda il sopravvento, suggerisce a tutti di esultare. E tutti esultano. Proprio tutti. Entrambe le squadre. Come se non ci fossero vincitori e perdenti. Come se avessero vinto tutti.
    Il medico sorpreso chiede spiegazioni al sindaco. In realtà, spiega il primo cittadino con un sorriso incerto, si tratta di una tradizione: il cricket piace così tanto da quelle parti che quando la partita finisce festeggiano tutti. Perché l’importante è giocare le partite, fino in fondo. Sempre e comunque.
    Il film prosegue. A quel punto i cittadini si sentono ancora più uniti, ancora più determinati a raggiungere l’obiettivo. E si comportano di conseguenza in qualunque contesto, con grande spirito collaborativo.
    Ogni volta che vedo questo film, ogni volta che penso a questa pellicola, ricordo questa scena (quella della foto, per intenderci). E mi rendo conto di quanto la vittoria di tutti, la vittoria di gruppo, sia necessaria in tanti contesti diversi. Che è poi quello che ci viene continuamente chiesto dalle aziende negli ultimi due anni (mi riferisco alle aziende che contattano Corefab Società Benefit per organizzare attività di team building ed esperienziali per i propri collaboratori). Queste richieste sono ormai sempre accompagnate dalla volontà di generare benessere e collaborazione che possano durare nel tempo. Che conducano le persone a lavorare così bene ed in modo così unito da generare benefici sul clima aziendale. Così che ad un imprevisto come quello della piccola comunità canadese, i team siano in grado di rispondere in maniera coerente, unita e forte. Sì, forte. Perché la cosa che stupisce il medico canadese non è tanto il fatto che entrambe le squadre festeggino senza più distinzione tra vincitori e vinti. Piuttosto è sorpreso dall’energia con cui entrambe le squadre si uniscono al trionfo di gruppo. E’ questa la ragione per cui il dottore si innamora di questa comunità, dando poi seguito alle sue decisioni (che qui non rivelo per permettervi di guardare il film).
    Abbiamo bisogno di collaboratori che si innamorino delle aziende nelle quali lavorano. Che si innamorino degli obiettivi e che li condividano. Così da generare team affiatati che possano approcciare il lavoro con la giusta energia. Energia e soddisfazione che si rifletteranno sempre anche sulla vita privata. E viceversa. Con lo scopo di generare sicurezza. Non quella economica dello stipendio. Quella, ancora più importante e salubre, della propria sicurezza personale. Prima da soli, poi nel gruppo.
    Sempre più spesso le aziende chiedono il nostro contributo (quello di Corefab società benefit, appunto) per arrivare a determinare questo risultato. Per far vincere tutti. Per consentire ai propri collaboratori di produrre risultati di gruppo ed esultarne insieme. In modo così forte da contaminare con entusiasmo chiunque, con un piccolo peschereccio, passi per caso o meno nelle vicinanze. Senza però dover mentire (metaforicamente o meno) sulle proprie qualità di giocatore di cricket.
    Marco Menoncello
    www.corefab.it

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