domenica, Maggio 19, 2024
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    Rincari record dell’energia

    Rincari record dell’energia

    Ci aspettavamo un autunno caldo sul fronte del costo dell’energia, ma l’escalation sta assumendo proporzioni preoccupanti: in due giorni il costo del petrolio è salito del 4%, causando rincari pesanti su benzina e gasolio; il gas naturale è raddoppiato rispetto all’inizio del 2021 e fare un pieno di metano costa più del diesel.

    Nelle scorse settimane l’elettricità e il gas naturale hanno subito incrementi record rispettivamente del 29,8% e del 14,4%, con conseguente rincaro delle bollette che peserà quasi quanto uno stipendio medio in un anno solare.
    Ma l’aumento di benzina e gasolio hanno ripercussioni ulteriormente negative, visto che a subirne le conseguenze dirette sono i trasporti, per i quali la voce carburante è una variabile molto impattante.
    Per i consumatori non solo un pieno dell’auto o il consumo di luce e gas saranno molto salati, ma con il rincaro del costo dei trasporti sarà inevitabile attendersi a breve anche un rincaro di generi alimentari e ogni altro bene che per arrivare a casa nostra necessita di essere trasportato dal posto di produzione fino al negozio sotto casa. Quindi anche il prezzo finale della spesa e dell’acquisto di beni e prodotti si ripercuoterà sulle tasche già deficitarie delle famiglie.
    Persino le auto elettriche, benché ancora un mercato di nicchia (7% del parco macchine in Europa e del 4,1% in Italia), hanno visto rincari sul prezzo delle ricariche che, in alcuni casi, arriva a costare quanto un pieno di diesel.
    Da qui le preoccupazioni per la ripresa dell’inflazione, dopo otto di anni di stasi sul costo della vita.
    La nuova impennata dei prezzi dipende dalla corsa di quelli di petrolio e gas, ulteriormente saliti negli ultimi giorni, come conseguenza degli aumenti di tutte le materie prime per la ripresa dell’economia globale dopo la fine dell’emergenza pandemica.
    Il caro petrolio è la conseguenza diretta della decisione dei paesi produttori (Opec) di non aumentare la produzione di greggio, generando inevitabilmente una corsa sul mercato che fa lievitare i prezzi di vendita.
    Il gas sul mercato italiano ha raddoppiato la sua quotazione da inizio anno e del 440% dai minimi pre-covid, in media con i rialzi di altri paesi Ue.
    Con la progressiva sostituzione del carbone come combustibile primario, anche il costo dell’energia elettrica, a causa della crescente domanda, è salito alle stelle, nonostante le rassicurazioni della politica nostrana ed europea che di fronte a sbalzi così significativi poco può fare per calmierare il mercato.
    Francia e Germania non se la passano meglio di noi, anzi.
    Per fronteggiare questa vera emergenza la UE ha elaborato un piano che verrà presentato dalla Commissione Ue la settimana prossima e che — come anticipato ieri da Repubblica — prevede un consorzio “volontario” tra le grandi imprese europee che gestiscono le infrastrutture del gas (reti e stoccaggi) per aumentarne le disponibilità. Una sorta di riserva strategica da utilizzare nel caso di crisi energetiche o in una situazione di prezzi elevati.
    Bruxelles, tra l’altro, sta studiando anche interventi in favore dei consumatori più deboli, dalla riduzione della tassazione, al rimborso parziale delle bollette.
    Ma ormai il tema centrale nel dibattito politico del vecchio continente è come rendere stabili le quotazioni e di conseguenza il costo della vita.
    La presidente Ursula von der Leyen ancora una volta ha sollecitato a velocizzare il ricorso alle energie rinnovabili, rendendoci produttori e liberandoci dalla schiavitù imposta dai produttori arabi. Sicuramente la proposta va nella direzione giusta, ma dovendo scontare anni di grave riardo nella realizzazione di infrastrutture e di produzione diffusa, siamo ben lontani oggi da quell’auspicata autonomia energetica che tutti desiderano.
    Resta ancora una volta un solo efficace rimedio per il breve periodo, cioè stringere di un altro buco la già logora cintura…
    Pietro Broccanello

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