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    Sempre più giovani milanesi non cercano lavoro

    Sempre più giovani milanesi non cercano lavoro
    È stato presentato l’altro ieri mattina il Rapporto sulla Città Ambrosianeum 2021. Questi i punti principali: dalla “carta d’identità” di Milano nel 2020 fino alla situazione che si prospetta per la ripresa post-pandemia e il “tempo della cura”.
    Da un punto di vista anagrafico ne è risultato che i teenager (17%) sono poco più della metà degli over 60 (28% circa), e che gli ultraottantenni sono praticamente il doppio dei bambini in età da nido, tra 0 e 3 anni (rispettivamente 8,1% e 4,1%).
    Come riportato nel saggio di Elena Granata, il milanese “medio” è un uomo o una donna single, tra i 30 e i 54 anni (rappresentante il 37%), con una buona posizione lavorativa.
    Ma il dato in assoluto più saliente – e più preoccupante – che emerge dal rapporto curato da Rosangela Lodigiani è che in tempo di pandemia il tasso di occupazione (valutato sulle persone tra i 15 e i 64 anni) nel capoluogo lombardo è sceso di -1,9 punti percentuali, dal 59% del 2019 al 57,1% dello scorso anno. Peggio che in Lombardia (-1,5%) e che nella media nazionale (-0,9%).
    Scendendo più nello specifico, la percentuale di disoccupati che tra il 2019 e il 2020 hanno rinunciato persino a cercare un impiego è salita di oltre 2 punti. In netta maggioranza i maschi sulle femmine, e la situazione più drastica si riscontra tra i giovani maschi: +6,6% tra i 18 e 29enni, +3,9% tra i 25 e i 34enni, mentre +3,3% tra le coetanee di sesso opposto.
    Giovani scoraggiati, dalla situazione generale e in particolare dalla pandemia? Questa sembra la conclusione che se ne trae, anche se paradossalmente nell’ultimo anno è calato anche il tasso di disoccupazione (-0,2%), ma ciò soprattutto per via del momentaneo blocco dei licenziamenti, che adesso non varrà più.
    Un altro fattore da tenere sicuramente in considerazione è anche l’utilizzo diffuso dello smart working, senza dubbio il più grande cambiamento in ambito lavorativo verificatosi dall’inizio della pandemia. Secondo molti il lavoro da remoto sarà molto diffuso anche dopo l’emergenza sanitaria e coinvolgerà quasi il 75% delle attività industriali e dei servizi per le imprese di Milano città (mentre il 54% nell’hinterland).
    Alla luce di questi dati e di queste tematiche emerse dal Rapporto, si sono espressi Marco Garzonio, presidente di Ambrosianeum Fondazione Culturale, il rettore dell’università Statale Elio Franzini e Floriana Cerniglia, economista della Cattolica, cercando di fare chiarezza e prospettare gli scenari futuri. “Riprendere sarà lungo, difficile e impegnativo”, ha detto Franzini ponendo l’accento sulla necessità di rieducare il proprio sentire quotidiano e di vivere la città in prima persona, senza abitare un luogo che risulti indifferente.
    Lodigiani e Cerniglia hanno sottolineato il rischio e il compito di coniugare le due anime contrapposte di Milano: una città-laboratorio che corre per stare al passo delle altre metropoli mondiali, senza per questo perdere la propria identità e la cura del proprio territorio.
    Pietro Broccanello

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