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    Bonus statali: cambierà qualcosa con Draghi?

    Bonus statali: cambierà qualcosa con Draghi?

    Il governo Conte II aveva messo a bilancio una moltitudine di bonus e misure che richiedono dei decreti attuativi ma al momento è tutto fermo.

     

    Il 2020 è stato l’anno dei ristori. C’è chi li ha ricevuti subito, chi no, chi ne ha ottenuti in misura sufficiente, chi in maniera decisamente insufficiente per far fronte alle avversità economiche causate dal covid. Il governo Conte II tuttavia, ha speso anche una certa quota di risorse per diversi bonus che hanno trovato spazio nella legge di Bilancio e che richiedono tutta una serie di decreti attuativi. Provvedimenti che, per legge, devono essere emanati in un arco temporale che va dai trenta ai sessanta giorni dall’approvazione della legge di Bilancio, approvata in data 1 gennaio 2021. Ad oggi, molti di questi sono ancora nel cassetto. Il tempo stringe e ora il governo Draghi deve decidere cosa fare.

    Al di là delle scadenze normative, negli scorsi mesi i bonus promossi dall’esecutivo guidato da Giuseppe Conte hanno fatto alzare qualche sopracciglio. Il vero problema riguarda il contenuto e l’utilità di tali incentivi. Tra le numerose misure approvate, c’è il bonus idrico: 20 milioni di euro per il 2021 che si tradurrebbero in 1000€ per ciascun beneficiario che realizzi interventi di sostituzione dei sanitari e altri apparecchi per la gestione del flusso di acqua come i rubinetti. C’è anche un contributo di 50 euro per acquistare occhiali da vista o lenti a contatto, 100 milioni di euro per l’acquisto di televisori, un bonus telefonino per le famiglie a basso reddito e un bonus auto per incentivare l’acquisto di auto elettriche.

    Tali bonus si inseriscono in un meccanismo di bulimia normativa che ha trovato la sua scusante nella pandemia e nella necessità di adottare un gran numero di provvedimenti per far fronte al covid. Secondo i calcoli di Openpolis, dall’arrivo del coronavirus in Italia, il governo ha adottato 523 provvedimenti a livello nazionale con il ministero della Salute in prima linea con 168 atti. Lo stato di emergenza vigente in Italia, infatti, permette di adottare certe misure in maniera più semplice e con meno passaggi burocratici. Dal gennaio scorso il Paese ha visto susseguirsi ben 28 Dpcm.

    Tornando ai bonus, la verità è che maggiore è il numero, più ampia è la dispersione delle risorse che per loro natura sono scarse. Uno dei cavalli di battaglia dell’ex esecutivo è stato il piano Cashback, per incentivare i pagamenti digitali in Italia. Consap ha concluso la fase di liquidazione dei rimborsi cashback del periodo di sperimentazione iniziato l’8 dicembre e terminato il 31 dicembre 2020. Da quando è stata avviata la procedura di rimborso, il 15 febbraio, sono stati effettuati oltre 3,2 milioni di bonifici tramite i quali sono stati liquidati all’incirca 223 milioni di euro.

    L’idea dei bonus a pioggia contrasta con la tanto decantata riforma fiscale che in molti si aspettano dal governo Draghi. Il mondo del lavoro infatti, per quanto abbia beneficiato in maniera eterogenea degli aiuti pandemici, è consapevole con non si può andare avanti così. Una coscienza presente anche in alcuni soggetti del sindacato. Il segretario nazionale dei metalmeccanici Failm-Confael, Claudio Capodieci, ha recentemente sottolineato l’urgenza di una “funzionale sinergia tra sindacato, industria e il governo perché un futuro fatto di continui bonus e ristori non è auspicabile”.

    Simone Fausti

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