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    Ruffini: in 20 anni 1000 miliardi di crediti non riscossi

    Si è tenuto il convegno del Sole24Ore “Telefisco”. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha evidenziato l’accumulo di crediti non riscossi tra il 2000 e il 2020.

     

    Ieri si è tenuta la trentesima edizione di Telefisco, l’appuntamento che vede confrontarsi professionisti, istituzioni e imprese. A causa della pandemia, quest’anno la conferenza si è svolta in forma virtuale sul sito del Sole24Ore. Al centro del convegno le norme emanate per far fronte alla situazione economica generata dal covid a partire dalle ultime novità relative alla legge di Bilancio per giungere fino al superbonus e ai diversi incentivi per le imprese.

     

    Tra gli interventi più attesi quello del direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, il quale ha affermato che negli ultimi vent’anni i crediti non riscossi hanno raggiunto la cifra di 1000 miliardi di euro. Cosa fare? L’interrogativo non è banale data anche la composizione di tale crediti, dal momento che la maggior parte sono di soggetti non in grado di sostenere le spese perché nullatenenti o deceduti.

     

    La soluzione che viene periodicamente proposta è quella della rottamazione delle cartelle qualora il credito in questione non sia esigibile. Tuttavia Ruffini ha sottolineato come tale operazione sia “tecnicamente possibile ma le scelte non spettano all’Agenzia”. Una situazione surreale se paragonata ad altri Paesi dal momento che in Italia “la stratificazione di magazzino attuale è un unicum delle moderne democrazie, non esiste un credito temporale così lungo” ha detto il direttore generale dell’Agenzia, dal momento che “normalmente l’ente riscossione tiene il credito 3/5 anni e poi viene cancellato ma è una valutazione che deve fare il Parlamento”. La palla dunque è nelle mani della politica.

     

    Anche il ministro Gualtieri è intervenuto al convegno del Sole24Ore tornando sull’argomento degli aiuti all’economia evidenziando come “imprese, lavoratori e famiglie stanno pagando un prezzo molto pesante e le misure del governo possono attutire l’impatto della crisi, ma eliminarlo del tutto è molto difficile”. Ecco allora che il Mef è al lavoro per un nuovo provvedimento che darà il via a una ulteriore tranche di ristori. Sul fronte delle tasse invece Gualtieri ha affermato che il governo sta valutando un’eliminazione del debito di imposta.

     

    Per quanto riguarda la sostenibilità delle finanze pubbliche invece, ieri l’Inps ha comunicato i dati relativi al 2020 in cui sono state liquidate 795.730 nuove pensioni, un incremento del 7,42% rispetto alle 740.486 del 2019. Numeri che comprendono le pensioni di vecchiaia, quelle anticipate, quelle di invalidità e quelle ai superstiti.

     

    Nel 2020 le pensioni di vecchiaia sono aumentate dell’86% nel settore privato e parallelamente sono esplosi anche gli assegni sociali (+75%). La motivazione principale risiede nell’aumento dei requisiti anagrafici nel 2019 (da 66 anni e 7 mesi a 67 anni) i quali invece sono rimasti immutati nel 2020. Per quanto riguarda l’importo medio mensile alla decorrenza per il totale delle gestioni, questo è passato dai 1.299 euro del 2019 ai 1.240 euro del 2020.

     

     

    Simone Fausti

     

     

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