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    Le università si adoperano per attrarre studenti

    Le università si adoperano per attrarre studenti

     

    L’obiettivo è riportare nelle aule gli studenti per evitare il pericolo di abbandono degli studi

     

    Tutti gli Atenei universitari sono in questo momento impegnati a pubblicizzare la loro offerta formativa con l’intento di riportare nelle aule un gran numero di studenti e per scongiurare il pericolo di un’ulteriore riduzione delle immatricolazioni a causa della pandemia.

    L’Italia è il penultimo paese in Europa per numero di laureati tra i 30 e i 34 anni, davanti alla Romania.

     

    Il ministro dell’Università Gaetano Manfredi assicura tutti con cadenza quotidiana che le università ripartiranno da settembre in piena sicurezza.

    Il Governo ha stanziato appositamente con il decreto Rilancio appena convertito in legge, 165 milioni per la riduzione delle tasse (no tax area fino a 20 mila euro di reddito Isee) e l’aumento delle borse di studio. Altri 62 milioni serviranno per la dotazione delle misure di sicurezza per ciascun ateneo. È prevista anche una clausola che consentirà di effettuare a novembre il monitoraggio delle spese effettuate e di recuperare e redistribuire i fondi eventualmente rimasti in cassa.

     

    Gli Atenei hanno già predisposto i test universitari nei mesi di settembre ed ottobre, sia a distanza che in presenza.

    In alcune realtà accademiche, è forte l’esigenza di dotare gli studenti di una strumentazione digitale idonea alla didattica mista (a distanza e in presenza). Alcuni corsi saranno fatti esclusivamente online per limitare gli assembramenti. Per altri invece, è prevista la suddivisione delle classi in più fasce orarie.

     

    Alcune realtà accademiche si concentrano invece sul potenziamento delle proprie infrastrutture. Tra queste la Bocconi, che ha investito oltre 3 milioni nell’ottica di utilizzare quanto più spazio possibile riducendo il rischio di contagio.

    In alcune università del sud Italia, molta attenzione viene dedicata al fenomeno degli “emigranti di ritorno”, studenti che proseguono gli studi ma che preferiscono farlo vicino ai propri luoghi d’origine: molti atenei sperano di avvantaggiarsi di alcuni fondi regionali previsti appositamente per questi casi.

     

    Se il mondo della scuola sta soffrendo di parecchie incertezze inerenti l’organizzazione della didattica e degli spazi, anche rimanendo in balia delle decisioni del ministero, le università, specialmente quelle private, si stanno organizzando autonomamente con discreta efficienza.

     

     

    Andrea Curcio

     

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