venerdì, Aprile 26, 2024
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    Una musica sottile in corsia per guarire l’anima: intervista al dottor Galli

    La musica come ristoro dell’anima, questa l’idea davvero molto bella avuta dal dottor Galli, del gruppo San Donato. Un’intuizione che vogliamo approfondire direttamente col protagonista

    Dottor Galli ci parli un po’ di lei: che ruolo ricopre nel Gruppo San Donato?

    Sono l’amministratore delegato di alcuni ospedali del Gruppo San Donato, nel dettaglio gli Istituti Ospedalieri Bergamaschi – che comprendono il Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro e il Policlinico San Marco di Zingonia – l’IRCCS Policlinico San Donato, l’istituto Clinico Sant’Ambrogio e l’Istituto Clinico San Siro di Milano. Tutti gli ospedali che dirigo, fin dall’inizio di questa emergenza Covid 19 sono stati in prima linea, riorganizzandosi progressivamente così da rispondere in modo efficace ed efficiente. La riconversione ad ospedali Covid 19 ha riguardato le degenze, le postazioni di Terapia Intensiva, alcune delle quali realizzate ex novo, ma anche l’approvvigionamento di dispositivi, attrezzature, ventilatori Cpap, ossigeno. In particolare, il Policlinico San Donato sta assistendo più di 200 pazienti, molti dei quali provenienti dall’ex zona rossa di Lodi, mentre a Bergamo, tra i due ospedali, ad oggi sono complessivamente circa 350 i pazienti di cui ci stiamo prendendo cura tra ricoverati in reparto e in terapia intensiva.

    Nell’attuale situazione il supporto dei privati del mondo della sanità sta impedendo il collasso del sistema lombardo, ci può descrivere come il Gruppo San Donato sta operando?

    Dal 21 febbraio, giorno in cui è iniziata l’emergenza lombarda, il Gruppo San Donato per primo ha messo i propri ospedali a completa disposizione del sistema sanitario regionale. La collaborazione è partita con l’identificazione di posti letto di degenza e terapia intensiva dedicati ai pazienti Covid-19 presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele. Inoltre, una task force di 20 medici intensivisti è intervenuta nella zona rossa e in alcuni ospedali pubblici ad essa limitrofi a supporto 24/24h dei colleghi delle terapie intensive. L’attività clinica in elezione all’interno dei nostri ospedali, in accordo con Regione Lombardia, è stata dapprima ridotta e poi totalmente sospesa per fornire spazi e personale all’emergenza. Ad oggi, negli ospedali del Gruppo San Donato, il numero complessivo di posti letto per pazienti Covid positivi messi a disposizione del servizio sanitario regionale sono 2026 nei reparti e 170 nelle terapie intensive. Questo significa che il Gruppo San Donato, che rappresenta il 13% di tutti i posti letto della Regione Lombardia, si sta facendo carico del 18% dei pazienti Covid-19 ricoverati nell’intera Regione.

    Lei ha organizzato un innovativo approccio alla degenza tramite la musica, ce ne potrebbe parlare?

    Per il Gruppo San Donato prendersi cura dei pazienti significa rispettare la loro unicità come persone con le loro emozioni e le loro esigenze personali, quindi con un’attenzione a 360 gradi e l’iniziativa di portare la musica all’interno dei reparti Covid 19 si inserisce in questa filosofia. L’intuizione è partita dal dottor Nicola Sertori giovane medico trentatreenne, che in questi giorni è il responsabile facente funzione del reparto sub intensivi del Policlinico San Marco in cui sono ricoverati 120 pazienti, tutti Covid 19. Quando suo padre, grande amante della musica, è stato ricoverato nel nostro ospedale, volendo fargli sentire una canzone, la sua attenzione si è spostata su ciò che si sente nel reparto, ovvero il frastuono dei respiratori, le ruote dei carrelli che cigolano, il suono delle apparecchiature elettroniche che garantiscono la sopravvivenza dei pazienti ricoverati. Da lì, l’idea di creare un sistema di filodiffusione per cercare di “coprire” questi rumori con musica, offrendo ai nostri pazienti un sollievo, seppur parziale, in un momento così delicato e difficile. Quando me l’ha proposta mi sono subito attivato per cercare di realizzarla in tempi brevi. Ho scritto un post su Facebook su come risolvere tecnicamente la diffusione e nell’arco di poche ore sono stato travolto da un’ondata di post da parte di amici e conoscenti, tutti pronti a dare una mano. In un giorno abbiamo definito la soluzione. È stato davvero sorprendente. In questo tam tam ho ottenuto entro il giorno dopo i contatti di due aziende che potevano fornire la tecnologia adeguata, una bergamasca e Ikea. Contattate per telefono, abbiamo immediatamente ricevuto la disponibilità alla donazione delle apparecchiature per la filodiffusione. In cinque giorni abbiamo già montato i primi apparecchi. Un gran lavoro di squadra, per il quale voglio ringraziare davvero tutti. Inizialmente la musica sarà portata nei reparti intensivi e sub intensivi, poi nei relativi corridoi e successivamente nel pronto soccorso. Dopo il Policlinico San Marco, il progetto verrà esteso ad altri ospedali del Gruppo San Donato, a partire dal Policlinico di Ponte San Pietro, ospedale “gemello” del Policlinico San Marco sempre nelle bergamasca – che conta quasi 200 pazienti Covid 19 tra reparti di degenza, sub-intensivi e terapia intensiva – e al Policlinico San Donato di Milano.

    Come sta andando l’iniziativa, avete dei buoni riscontri?

    Ancora è presto per dirlo, ma sicuramente la novità è stata accolta con interesse e piacere sia da parte dei medici e operatori sanitari sia da parte dei pazienti.

    Il clima non è dei migliori, pensa che si potrebbe fare di più per migliorare la qualità dell’assistenza ai malati di Covid 19?

    Un dramma nel dramma vissuto dai pazienti Covid 19 è senza dubbio la solitudine. Dal momento in cui vengono ricoverati, infatti, non possono più vedere i loro cari, una misura dolorosa ma indispensabile per evitare di contagiarli. Per questo ci siamo dotati di tablet in modo che durante la degenza possano mantenere i contatti con le loro famiglie attraverso videochiamate. Un piccolo contributo che però dal punto di vista psicologico può avere un grande valore.

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