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    Decreto Legge 25 Marzo: ovvero della complessità delle polpette di nonna

    Il Decreto Legge di cui al titolo è un atto riordinativo della potestà normativa in materia di emergenza sanitaria.

    Noioso? Non necessariamente un decreto legge esserlo. Prima gli aspetti fondamentali. Viene fatto un quadro di quali siano le libertà limitabili. Poi viene stabilito chi può limitarle e come. Infine stabilite sanzioni e controllo. Gli ultimi due articoli sono la tipica chiusa, con temi come l’entrata in vigore. Dicevo, però, che è un decreto a suo modo interessante. Come mai?

    In materia economica, cosa che appare secondaria viste le cose che stanno accadendo (eppure non lo è affatto), decide solo il Governo. Il quale accetta di condividere la funzione di comando sulla salute, concedendo alle Regioni di creare zone rosse sanitarie, ma non in tema di filiere produttive. Ovvero, le Regioni possono chiudere voi in casa, ma non il panificio che avete all’angolo. Come mai? Non è una domanda banale, si concedono poteri fenomenali e poi si nega una cosa abbastanza secondaria. Eppure un motivo, peraltro incontestabile, c’è. La colpa è, senza dubbio alcuno, delle polpette di nonna.

    L’altro giorno, colto dalla noia e dalla mancanza di un forno (non sono affatto colpevole della carenza di lievito) ho deciso di provare la ricetta delle polpette di una nonna che non ho mai avuto. Le due a disposizione ne avevano o versioni spaventosamente banali o fatte con besciamella, salsiccia, dosi massicce di uovo e fritte nel burro. Cosa che il mio fisico non si può permettere, insomma. Così ne ho cercata una intrigante e ne ho trovata una su un sito che aveva dentro i classici ingredienti che avanzano in frigo*.

    Al ventiduesimo ingrediente ed al terzo tipo di carne (macinato, mortadella, bollito finemente tritato) ho realizzato una grande verità. Questo tipo di cucina, che vorrebbe simulare quella contadina di un tempo, è possibile solo grazie alla collaborazione involontaria di migliaia di persone. Nessuno, producendo quello che produce, ha pensato alla mia verve culinaria nell’utilizzarlo. Né lo hanno fatto quelli che hanno costruito i macchinari per gestire un moderno allevamento, un macello o tutti i passaggi intermedi.

    Noi ci pensiamo poco, ma il nostro benessere è fatto da un tessuto strettamente interconnesso che va dal contadino al metalmeccanico. La carne deve essere trasportata, refrigerata, commercializzata e i soldi devono essere mediati dagli istituti di credito. Non dover pagare cash la merce vista quarto di bue è una di quelle comodità che abbatte il prezzo, ad esempio. E richiede informatici, tecnici, impiegati di banca. Ogni ingrediente che si incorpora nelle polpette di nonna non ha solo percorso molta strada, ma si regge sulle menti e sul lavoro di migliaia e migliaia di anonimi individui che mi consentono di impastare.

    E perché tutto questo funzioni non si può permettere che qualche Governatore, preso dal panico o dalla frenesia di approvazione dei propri elettori, faccia esperimenti sociali pericolosi. Tipo chiudere filiere che a lui possono parere del tutto trascurabili. Anche le viti ed i bulloni possono essere vitali. Anche le ceramiche. È come giocare a Shangai: tocca la bacchetta sbagliata e perderai. Perderemo, in realtà. Già adesso, con le condizioni di lavoro dei camionisti sensibilmente peggiorate, i prezzi stanno salendo. Sicuro segno di stress della filiera.

    Ecco perché le Regioni possono rinchiudere voi e non chiudere le aziende. Voi, ai fini fondamentali delle polpette di nonna (o della sopravvivenza alimentare della Nazione, il che è circa lo stesso) siete assai meno utili di queste filiere. Ecco perché i signori che vedete circolare in macchina, magari in mascherina, andrebbero ringraziati. Siamo così abituati a trovare i pelati sugli scaffali, da aver dimenticato dove quegli scaffali vengano fatti e perché siano così dannatamente utili.

    Ecco, questa precisazione, magari minuta se volete, è un sicuro segno della complessità e del fascino, se me lo consentite, del mondo in cui viviamo. E che forse, finito tutto questo, perderemo. E se oggi si rimpiange la “semplicità” della vita di un tempo i nostri figli e nipoti ascolteranno con gli occhi sbarrati la storia di quando si potevano fare le polpette di nonna con tre tipi diversi di carne consegnati a casa con tre click.

    E se così non sarà, se fra sei mesi avremo ancora questa complessità al nostro servizio, beh sapremo chi ringraziare. E buone polpette a tutti**

    *Ad una famiglia Piemontese del diciottesimo secolo probabilmente. Ma va bene così. Fingiamo che sia normale tutto, non è quello il punto.

    **Per quanto siano una minaccia alla salute quelle con salsiccia e besciamella sono decisamente superiori. Però nemmeno queste erano male. Sapevano di società dei consumi.

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