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    Le direttrici di rilancio per le PMI italiane

    L’emergenza sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 ha innescato una crisi economica che ha colpito duramente il nostro Paese, incidendo pesantemente sul segmento industriale prevalente nel tessuto economico-imprenditoriale, le Piccole e Medie Imprese (PMI).

    Le PMI si sono trovate a fronteggiare le ricadute economiche e strutturali della pandemia partendo da situazioni di liquidità e patrimonializzazione non adeguate e, in alcuni casi, dovendo gestire condizioni estreme di necessità finanziaria. Solo una parte residuale di esse, durante la prima ondata di contagio, è riuscita a cogliere nuove opportunità riconvertendo gli impianti per la produzione di prodotti «essenziali o adottando nuove iniziative di business.

    Tuttavia, come emerge da una nostra recente ricerca sui “I bisogni delle PMI post-Covid”, svolta in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria e condotta su un campione di oltre 6.000 PMI italiane, le aziende hanno identificato tre principali direttrici da intraprendere su cui impostare la ripartenza:

    1. Capacità di innovare: 6 aziende su 10 dichiarano di voler evolvere la propria strategia aziendale, andando a cercare nuovi bacini di Clienti da servire e provando a innovare per adiacenze, con lo sviluppo di nuovi prodotti. Contestualmente, 7 aziende su 10 hanno espresso la necessità di adeguare il modello operativo alle nuove esigenze dettate dal new-normal anche attraverso lo sviluppo di nuove competenze con formazione o assunzioni mirate.
    2. Internazionalizzazione e diversificazione: per 1 azienda su 2 la ripresa del business parte dall’internazionalizzazione; i partecipanti alla ricerca, dichiarano di voler ampliare la copertura geografica avviando un percorso di ingresso in mercati esteri di maggior interesse per cogliere a pieno le opportunità della ripresa, anche oltre i confini nazionali, ai fini di una riduzione del rischio di concentrazione di mercato.
    3. Scala e solidità patrimoniale: 9 aziende su 10 riconoscono la necessità di rafforzare la dimensione aziendale, prevalentemente ri-bilanciando la propria esposizione verso terzi, con consolidamento dei debiti e implementazione di strategie di patrimonializzazione, anche attraverso operazioni straordinarie, per raggiungere la scala sufficiente per essere resilienti e competitive nel medio-lungo termine.

    L’emergenza sanitaria e le sue conseguenze sulle attività produttive hanno imposto quindi al sistema delle PMI di rimodulare i propri modelli di business in un contesto mutevole e caratterizzato dall’incertezza. Per favorire la ripresa e la crescita è importante che le imprese colgano i cambiamenti in atto e accelerino verso temi quali la digitalizzazione e l’internazionalizzazione, stimolando una nuova cultura d’impresa, ma anche trovando i giusti partner con cui avviare il proprio percorso di trasformazione e crescita.

    Le piccole dimensioni e la essenzialità organizzativa di tante delle nostre PMI hanno spesso frenato la propensione all’innovazione e all’internazionalizzazione.

    Guardando però in ottica prospettica, beneficiando anche del Recovery Fund sarà possibile ad esempio favorire l’accelerazione della transizione digitale delle imprese, soprattutto delle PMI, e invertire una tendenza ormai assodata da tempo, superando quel ritardo tecnologico e culturale (aziendale) che, sin dagli anni ’80, si è riflesso sui livelli di produttività del nostro sistema imprenditoriale e quindi sui livelli di crescita del nostro Paese.
    Per rafforzare le nostre imprese piccole e medie sarà sempre più necessario investire in digitalizzazione e in formazione/reskilling della workforce. Oltre a migliorare la connettività e la presenza di servizi pubblici digitali, andrà fatto uno sforzo per incrementare anche il livello di competenza digitale del capitale umano.

    Inoltre, bisognerà puntare anche sul tema dell’internazionalizzazione e valorizzare il nostro Made in Italy. Secondo i dati Istat-Ice relativi al 2019, l’Italia deve oltre il 30% del suo Pil alle esportazioni.
    L’internazionalizzazione è quindi un elemento strategico di successo nel facilitare la ripresa della nostra economia e incidere sul recupero della fiducia delle nostre imprese. Un ulteriore contributo al benessere economico di tutto il Paese può concretizzarsi sfruttando il digitale per conquistare i nuovi mercati emergenti, dove diventa cruciale sviluppare una presenza digitale in paesi stranieri con attività di e-commerce e di adesione a marketplace di matching tra offerta di nostre produzioni e domanda dei mercati stranieri.

     

     

    Ernesto Lanzillo

    Link di approfondimento al report Deloitte: https://www2.deloitte.com/it/it/pages/strategy-operations/monitor-deloitte/articles/bisogni-delle-pmi-post-covid-19—deloitte-italy—monitor-deloitte.html

     

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