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    Lavoro: è la Lombardia a pagare il prezzo più alto della crisi occupazionale

    Lavoro: è la Lombardia a pagare il prezzo più alto della crisi occupazionale

    Nel primo trimestre 2020 persi oltre 61mila posti di lavoro. Il dato lombardo relativo ai contratti di lavoro attivati registra un -22,2% superando il nazionale che segna -14,2%. La Uil: “Mantenere attive le tutele degli ammortizzatori sociali e finanziare le imprese”.

    Sarebbero tra i 530mila e i 655mila i posti di lavoro a rischio a livello nazionale per il 2020. Lo afferma la Uil, basandosi sui dati macroeconomici presenti all’interno del DEF 2020, dell’ultimo Rapporto della Banca d’Italia e secondo le stime di crescita dell’UE e dei maggiori Istituti, attraverso un’analisi comparativa dei dati relativi alle comunicazioni obbligatorie riferite ai rapporti di lavoro attivati e cessati e all’andamento delle aperture e chiusure delle imprese nel secondo trimestre 2020.

    L’impatto della pandemia sul mercato del lavoro continua a far sentire i suoi drammatici effetti in tutto il Paese ed in particolar modo in Lombardia, la regione più colpita dall’emergenza sanitaria, che non si scosta dalle cifre stimate a livello nazionale con oltre 61mila posti di lavoro andati in fumo nel giro di tre mesi.

    Analizzando i dati del primo trimestre 2020 e confrontandoli con quelli del 2019, emerge che i rapporti a tempo indeterminato attivati nei primi tre mesi di quest’anno sono calati del 12%, attestandosi a 77.720, rispetto al medesimo periodo dell’anno passato. Va peggio per i rapporti a tempo determinato, 101.183, che scendono quasi del 30% rispetto al 2019.

    Segno meno anche per i lavoratori stagionali, in calo del 27%, così come in somministrazione, – 23,3%, e intermittenti con un -36%, per un totale di 275.735 contratti di lavoro attivati nel 2020, registrando una flessione generale pari a – 22,2% in rapporto al 2019. Le cifre lombarde superano così il dato complessivo nazionale, che segna una perdita del 14,2% relativamente al numero dei contratti attivati nel primo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

    I settori maggiormente colpiti dalla crisi occupazionale rimangono quelli di commercio, turismo, servizi e trasporti, in coda il manifatturiero, senza dimenticare il lavoro autonomo con forte sofferenza per le Partite Iva e le collaborazioni.

    Considerando che con la crisi del 2008 complessivamente in 5 anni si sono persi 1milione di posti di lavoro, questa crisi avrà un impatto molto più forte sul sistema occupazionale, sociale e di coesione del paese”, ha dichiarato Vincenzo Cesare, segretario regionale Uil Milano Lombardia, sottolineando come i dati aggregati nazionali e regionali attestino la Lombardia come la regione che pagherà il prezzo più alto in termini di ricaduta occupazionale.

    “Per questo è indispensabile e necessario mantenere attive le tutele degli ammortizzatori sociali senza licenziare – ha concluso – e in parallelo poter finanziare le imprese perché si rilancino e investano in lavoro e lavoratori. Al contrario sarà molto difficile uscire dalla crisi e dalla lotta sociale che si profila all’orizzonte”.

    Secondo le stime della Uil, il numero di posti di lavoro salvaguardati grazie agli ammortizzatori sociali sarebbero 504mila nel mese di aprile, 329mila a maggio e 198mila a giugno, portando ad un totale che supera il milione di posti di lavoro salvati.

    Micol Mulè

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