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    Istat: nel 2020 crollo del Pil -8,3%

    Le ultime previsioni dell’Istat illustrano un calo generalizzato degli indicatori economici, con una ripresa dimezzata nel 2021.

    Che si tratti di Pil, produzione, clima di fiducia di consumatori e imprese, nell’ultimo mese tutti i grafici sono in territorio negativo. L’ultimo rapporto dell’Istat ha fotografato una situazione complicata che rischia di avere importanti conseguenze nel medio termine.

    Le previsioni dell’Istituto Nazionale di Statistica non sono confortanti: quest’anno ci sarà un crollo del Pil pari a -8,3% e del mercato del lavoro pari a -9,3%. E questo nonostante comincino a intravedersi i primi segni di una ripresa dopo la fine del lockdown.

    Certo, la situazione pre covid-19 in cui versava l’economia italiana non ha aiutato dal momento che sul finire dell’anno scorso erano comparsi evidenti segni di stagnazione. Lo scoppio della pandemia e le misure adottate dal governo hanno dato il colpo finale con l’istituzione del lockdown, “alterando le scelte e le possibilità di produzione, investimento e consumo e il funzionamento del mercato del lavoro”.

    Nel primo trimestre di quest’anno, dunque, il Pil italiano è crollato: -5,3% rispetto al trimestre precedente. In generale, sulla caduta del prodotto interno lordo inciderà la domanda interna al netto delle scorte (-7,2%) condizionata dalla contrazione dei consumi delle famiglie (-8,7%) e degli investimenti (-12,5%).

    L’export, a causa del blocco del commercio internazionale, ha subito il colpo più duro con un crollo a doppia cifra pari al 13,9%. Non se la passa meglio il mercato del lavoro: quest’anno si verificherà una brusca riduzione in termini di unità lavorative annue (ULA), -9,3%.

    Per il 2021 l’Istat prevede una generale crescita degli indicatori, ma dimezzata rispetto alla caduta di quest’anno. Il Pil si riprenderà nel 2021 con una crescita prevista del +4,6%, così come le ULA (+4,1%). L’Istat tuttavia avverte che tali previsioni sono state effettuate in condizioni eccezionali, non paragonabili ai dati accumulati nel corso di decenni di rilevazioni, e che quindi vanno prese con prudenza.

    L’entità e la velocità dello shock causato dal coronavirus ha generato una serie di situazioni non regolari che a loro volta rendono difficile elaborare previsioni accurate. Oltre al fatto che su queste ipotesi grava l’incertezza di ciò che accadrà in autunno, a seconda dell’arrivo o meno di una seconda ondata di contagi.

    Simone Fausti

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