L’America di Trump pensa a sé stessa, ma è più propensa a dar credito agli avversari storici che ai propri alleati. È quello che è successo questa settimana con la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin. Il presidente americano di fatto è disposto a credere che Mosca voglia davvero impegnarsi per porre fine alla guerra: “Credo che Putin voglia fermarsi, gli ho detto che è ora di farlo”, ha spiegato Trump. Ciò nonostante, il Cremlino ha rifiutato un immediato cessate il fuoco e di fatto ha subordinato l’idea di una tregua a una serie di concessioni da parte di Kiev e all’estirpazione di quelle che Putin considera “le cause prime” della guerra, cioè di fatto l’esistenza stessa del governo Zelensky.
Nella visione di Trump, quella in Ucraina è una guerra europea e se non ci saranno passi concreti verso la pace, Washington sarà pronta a tirarsi indietro. Questo fa il gioco di Putin. Il presidente russo, infatti, sarebbe fiducioso di riuscire a sfondare le linee di difesa nemiche entro la fine del 2025: lo riporta Bloomberg, che cita una fonte a conoscenza dei piani di Mosca. L’obiettivo di Putin sarebbe prendere pieno controllo delle quattro regioni ucraine su cui ha indetto un referendum di annessione illegale nel 2022: Lugansk, Donetsk, ma anche Zaporizhzhia e Kherson, anche se il Cremlino ha ripetuto più volte che preferisce ottenere l’integrale controllo di questi territori per “via diplomatica”.
Nel frattempo, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, dà spazio alle voci critiche verso gli europei. Durante una cena alla Casa Bianca con Donald Trump, Rubio ha spiegato che nel corso del suo viaggio a Roma avrebbe raccolto diverse opinioni, tra cui quelle di alcuni cardinali che hanno spiegato che per il Vaticano “è molto insolito avere un presidente americano che vuole la pace, mentre alcuni europei parlano sempre di fare la guerra”. Nel frattempo, Papa Leone XIV ha già incontrato Volodymyr Zelensky, spiegando che l’Ucraina attende una pace “giusta e duratura”.