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    Bankitalia boccia il capitolo fiscale della Manovra

    Bankitalia boccia il capitolo fiscale della Manovra
    Secondo ciclo di audizioni sulla Manovra appena approvata dal governo Meloni. Banca d’Italia boccia il capitolo fiscale soprattutto sul tetto del contante e i pagamenti via Pos, perché così non si facilita la lotta all’evasione e si penalizzano i dipendenti. L’Istat si sofferma sul Reddito di cittadinanza, affermando che per gli “occupabili” l’accesso al mercato del lavoro non è facile. Ma Giorgia Meloni è disposta a ridiscutere i punti principali, con possibili marce indietro rispetto a quanto già stabilito.
    Si è svolto ieri il secondo round di audizioni sulla Manovra di bilancio discussa e approvata poco fa dal governo guidato da Giorgia Meloni. Pochissimi i parlamentari presenti all’audizione di Bankitalia: solo 7 presenti (incluso il presidente), di cui 3 da remoto, sui 50 delle commissioni Bilancio di Camera e Senato messi insieme.
    I commenti che arrivano da Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica del Dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, sono negativi sui temi più caldi contenuti nel capitolo fiscale della Manovra. Per il Pil è previsto “un indebolimento nel trimestre in corso e un’attività in espansione nella media del 2023, ma con un forte rallentamento dei tassi di crescita rispetto agli ultimi due anni”. È questo il quadro dipinto da Bankitalia in base a previsioni che allo stato attuale sono puramente indicative, ma che vedono sostanzialmente le misure della Manovra in contrasto con il Pnrr e come un “passo indietro” per il Paese.
    Le tematiche più discusse sono naturalmente quelle riguardanti il tetto del contante, la Flat tax e i pagamenti con Pos. Sempre Balassone ha aggiunto che “Le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale”. In altre parole i cambiamenti introdotti nella Manovra remerebbero contro i tentativi di combattere l’evasione fiscale e l’economia “sommersa”, oltre a far regredire il Paese dal punto di vista dell’innovazione.
    È stata inoltre sottolineata la discrepanza di trattamento tributario tra dipendenti e autonomi, e all’interno di questi tra quelli sottoposti a regime forfettario ed esclusi, perché di fatto la Flat tax penalizza i dipendenti.
    Ma Giorgia Meloni si è dimostrata disposta a ridiscutere il documento, a cominciare dalla possibile retromarcia sul limite a 60 euro per le sanzioni sui negozianti che non accettano i pagamenti digitali via Pos: ieri la presidente del Consiglio ha detto che potrebbe anche scendere.
    Perplessità sono state sollevate anche dal presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, soprattutto in merito alla grossa riduzione prevista per il Reddito di cittadinanza. Secondo Blangiardo “l’introduzione del reddito di cittadinanza ha rappresentato una tappa significativa nell’ammodernamento del welfare del nostro Paese” e la sua riduzione comporterebbe un aumento di oltre 1 milione di poveri, con ripercussioni soprattutto sui nuclei familiari di piccole dimensioni. La decurtazione brusca del Rdc, ha inoltre sottolineato l’Istat, metterebbe in seria difficoltà le migliaia di cittadini considerati “occupabili”, ma che si troverebbero a far fronte a un mercato del lavoro che (nonostante i segnali positivi) continua a non essere facile.
    Come detto il governo Meloni ha aperto alla possibilità di ridiscutere diversi punti della Manovra, compresi alcuni tra quelli più salienti, ed eventualmente anche di fare un passo indietro rispetto alle intenzioni iniziali. Ma come in ogni caso bisognerà vedere quali soluzioni accontenteranno le richieste di tutti.
    Pietro Broccanello

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