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    PNRR, i prossimi obiettivi e le scadenze

    PNRR, i prossimi obiettivi e le scadenze
    Entro la fine del 2022 l’Italia ha 100 obiettivi del Piano di ripresa e resilienza da raggiungere; 45 entro la fine di giugno.
    Questi traguardi sono fondamentali per sbloccare le prossime rate dei fondi europei legati a Next Generation EU. Il governo assicura che il cronoprogramma è pienamente rispettato e che non ci saranno sorprese, ma per ora non sono state rese note cifre ufficiali. Secondo la sezione Open Pnrr del sito Openpolis, la percentuale di completamento delle riforme è al 37,78% a fronte del 50,15% previsto alla fine di questo trimestre, ossia entro il 30 giugno.
    Anche la Commissione Ue, nelle raccomandazioni al nostro Paese, ha invitato l’Italia a “procedere all’attuazione del suo Piano di ripresa e resilienza, in linea con le tappe e gli obiettivi fissati”. Il Pnrr, ha aggiunto Bruxelles, “sta affrontando le vulnerabilità, anche stimolando la competitività e la produttività. Tuttavia, l’effetto di crescita degli investimenti e delle riforme richiederà probabilmente del tempo per svilupparsi e dipende in modo cruciale da un’attuazione rapida e sana”.
    Tra gli obiettivi che ad oggi risultano raggiunti ci sono la digitalizzazione dei parchi nazionali, quello relativo a rinnovabili e batterie, quello sulla competitività delle filiere produttive e quello sull’approvvigionamento idrico. Una ventina di altri obiettivi, scorrendo il dossier di aprile del Parlamento sul Pnrr, sono vicini a essere raggiunti, con l’avvio di bandi e avvisi specifici da parte dei dicasteri competenti.
    A breve poi si tornerà a parlare dell’annoso problema della spending review – utile a finanziare una riforma fiscale o varie riforme della spesa pubblica – ma anche del programma nazionale per la gestione dei rifiuti e dell’assistenza sanitaria territoriale.
    Dei 45 obiettivi che devono essere raggiunti entro giugno, per 44 è previsto il conseguimento di “milestone”, cioè l’adozione di norme, la conclusione di accordi, l’aggiudicazione di appalti, l’avvio di sistemi informativi; l’unico target riguarda l’assunzione di un determinato numero di addetti nell’Ufficio per il Processo.
    Sempre secondo i dati di Openpolis, se la percentuale di completamento delle riforme è al 37,78%, a fronte del 50,15% previsto alla fine del secondo trimestre 2022, l’andamento degli investimenti è al 20,09%, quasi 5 punti meno del target previsto a fine giugno.
    Riguardo alle riforme, una delle principali riguarda senza dubbio la concorrenza: è bloccata in commissione Industria al Senato per il nodo delle concessioni balneari e, anche a causa delle dinamiche governo-maggioranza, tiene in stand-by anche la delega fiscale (considerata riforma di accompagnamento al Pnrr), che sul catasto ha provocato turbolenze in commissione Finanze a Montecitorio. Procede più fluido il percorso della delega sugli appalti pubblici, che è approdata in Aula alla Camera dopo aver superato l’esame in commissione Ambiente.
    Infine, la riforma della giustizia tributaria: è l’ultima varata dal Consiglio dei ministri e deve concludere entro fine anno l’iter di approvazione. Secondo le scadenze a medio-breve periodo indicate sul sito Italia Domani, entro giugno 2023 l’esecutivo deve varare anche i decreti attuativi delle riforme del processo civile e penale, già approvate dal Parlamento. A fine 2023, poi, è fissata la scadenza della digitalizzazione del sistema giudiziario.
    Davide Bonetti per CENTRO STUDI SA FINANCE

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