Trovare un accordo che ponga fine alla guerra in Ucraina si sta rivelando il più complesso e delicato ‘affare diplomatico’ degli ultimi anni. Mentre continuano i bombardamenti russi contro le città ucraine, nel fine settimana l’Occidente ha fatto qualche progresso a Ginevra durante i colloqui tra Usa, Ucraina e Ue. Il Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha parlato di “significativi passi avanti” verso un’intesa che metta a tacere i cannoni e ha aggiunto che sul piano di pace di 28 punti di Trump le ‘questioni aperte non sono insormontabili”, anche se ha ammesso che “c’è ancora del lavoro da fare”, oltre al fatto che un’eventuale intesa Washington-Bruxelles-Kiev dovrà essere poi approvata dai russi.
I 28 punti di Trump appaiono sbilanciati più a favore della Russia che dell’Ucraina e in realtà Rubio non ha fornito dettagli sui progressi fatti, nemmeno sulle questioni più delicate come la richiesta che l’Ucraina ceda i territori del Donbass (conquistato solo parzialmente da Mosca) e la pretese che Kiev riduca le sue forze armate. In ballo, inoltre, c’è una controproposta dell’Unione Europea, presente ai colloqui di Ginevra, che punta a un patto di non aggressione globale e totale tra Russia, Ucraina e Nato.
C’è un fattore, tuttavia, che appare irrisolvibile: Ucraina ed Unione Europea possono fidarsi che la Russia rispetterà un eventuale accordo? Guardando alla storia, la risposta sembra negativa: le vaghe assicurazioni russe concesse all’Ucraina appena divenuta indipendente negli anni ’90 non hanno impedito a Putin di invaderla nel 2014 e nel 2022. Allora il tema centrale, oltre all’eventuale riconoscimento dei territori ucraini occupati con la forza da Mosca, sono le garanzie di sicurezza: quanto più saranno solide, quanto più sarà alto il costo per Putin di infrangerle e tornare a invadere l’Ucraina. Senza armi nucleari in casa, difficilmente Kiev potrà accettare adeguate garanzie di sicurezza che non comprendano forze Nato (con impegno anche statunitense) sul suo territorio quale deterrente più efficace contro le ideologiche ambizioni espansionistiche del Cremlino.






