back to top
mercoledì 19 Novembre, 2025
Sign In
spot_img
spot_img

Prezzi in calo, ma mercati instabili: la tregua delle materie prime non durerà

spot_img

I più letti

Per il quarto anno consecutivo i prezzi delle materie prime sono in calo. L’indice generale elaborato dalla Banca Mondiale è ai minimi da sei anni, con una flessione del 7% nel 2025 e un’ulteriore previsione di –7% nel 2026. Una dinamica che, pur offrendo sollievo alle imprese e attenuando le pressioni inflazionistiche, non rappresenta un segnale di stabilità. Le quotazioni restano infatti superiori del 23% rispetto ai livelli del 2019, evidenziando che la discesa è più il risultato di un’economia globale in rallentamento che di un vero riequilibrio strutturale. Alla base di questo scenario ci sono la debole domanda cinese, l’eccesso di offerta petrolifera e una geopolitica instabile che scoraggia investimenti e commercio internazionale. “La tregua non durerà”, ha avvertito il capo economista Indermit Gill, invitando i governi a usare questa fase per “rimettere ordine nei conti pubblici e preparare le economie al prossimo ciclo di volatilità”.

Il dettaglio dei mercati riflette un quadro in trasformazione. Il prezzo medio del petrolio Brent è previsto in calo a 68 dollari al barile nel 2025 e a 60 nel 2026, con un surplus produttivo globale superiore del 65% rispetto al massimo del 2020. Il gas naturale, invece, seguirà andamenti divergenti: negli Stati Uniti si prevede un aumento complessivo del 71% tra il 2025 e il 2026, mentre in Europa i prezzi dovrebbero ridursi dell’11% nel 2026 grazie al progressivo distacco dalle forniture russe. I metalli di base, trainati dagli investimenti nelle energie rinnovabili e nei veicoli elettrici, cresceranno di poco ma resteranno su livelli elevati. Oro e argento continueranno a rafforzarsi: l’oro, dopo un +42% nel 2025, segnerà un ulteriore +5% nel 2026, raggiungendo valori superiori del 180% rispetto alla media 2015–2019; l’argento toccherà un +8%. Nel comparto agricolo, invece, i prezzi scenderanno del 2% nel 2026 e dell’1% nel 2027, mentre le bevande (caffè e cacao) segneranno un calo del 7% e del 5%, grazie a un miglioramento delle condizioni di approvvigionamento.

Per la Banca Mondiale, questo contesto rappresenta una finestra di opportunità breve ma cruciale. Il rallentamento dei prezzi dell’energia e la stabilizzazione dell’inflazione offrono alle imprese condizioni più favorevoli per ricostruire margini, pianificare investimenti e riorganizzare la produzione. Tuttavia, si tratta di un equilibrio temporaneo, che richiede una visione strategica. I governi sono chiamati a rafforzare le finanze pubbliche e la produttività del sistema, mentre le imprese devono anticipare i prossimi cambiamenti, diversificando fornitori, investendo in innovazione tecnologica e consolidando le catene del valore. In un quadro globale ancora fragile, il calo delle materie prime non è un punto d’arrivo, ma un’occasione per ripensare il modo in cui si produce, si commercia e si compete. Chi saprà coglierla oggi, spiega la Banca Mondiale, potrà affrontare con maggiore solidità la prossima fase del ciclo economico.

Foto di Zbynek Burival su Unsplash

- Advertisement -spot_img

Altri articoli

- Advertisement -spot_img

Articoli recenti