Nel 2024 il settore italiano delle valvole e della rubinetteria ha raggiunto un fatturato complessivo di 9,55 miliardi di euro, in crescita dell’1,8% rispetto all’anno precedente e ai massimi dell’ultimo decennio. È quanto emerge dai dati dell’Ufficio Statistica di Anima Confindustria, presentati a Milano da Sandro Bonomi, presidente dell’Associazione Italiana Costruttori Valvole e Rubinetteria (Avr). A trainare il comparto è l’export, che rappresenta il 63% dei ricavi totali e continua a consolidare la leadership del Made in Italy in un settore fortemente tecnologico e specializzato.
Nel primo semestre del 2025 le vendite verso l’estero sono aumentate del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2024, superando i 3 miliardi di euro. I mercati più dinamici risultano Germania e Arabia Saudita, mentre si registra un calo delle esportazioni verso la Cina, a conferma di un quadro geopolitico ed economico in trasformazione. Il codice Ateco “Altri rubinetti e valvole” si colloca inoltre all’ottavo posto tra i primi dieci prodotti italiani per saldo commerciale nel 2024, con un valore di 5,3 miliardi di euro, superando settori come la farmaceutica di base e i componenti per autoveicoli.
Dall’assemblea annuale dei soci Avr, svoltasi il 24 ottobre a Milano, sono emersi segnali incoraggianti ma anche alcune criticità strutturali che potrebbero influire sulla competitività del comparto. Tra le principali opportunità, l’accordo commerciale tra Unione Europea e Paesi del Mercosur, che prevede la graduale eliminazione dei dazi su oltre il 90% dei prodotti industriali. L’intesa apre nuovi spazi di crescita per le imprese italiane del settore, soprattutto in Brasile e Argentina, offrendo la possibilità di diversificare i flussi di export e ridurre la dipendenza da mercati caratterizzati da tensioni tariffarie.
Accanto alle prospettive positive, non mancano tuttavia i fattori di rischio. Tra le preoccupazioni principali figura l’incertezza legata ai dazi statunitensi, che in caso di aumento potrebbero ridurre in modo significativo il fatturato delle imprese italiane. A pesare sono anche la burocrazia doganale, che rallenta le operazioni di export, la carenza di personale tecnico specializzato, l’instabilità normativa e l’apprezzamento dell’euro sul dollaro, che rischia di penalizzare la competitività. Si aggiunge il forte aumento del prezzo del rame, materia prima essenziale per la produzione, il cui costo potrebbe restare elevato anche nei prossimi anni.
Un’altra sfida riguarda il tema energetico: l’Italia continua a scontare costi tra i più alti in Europa, incidendo sui margini industriali. Per Avr, la transizione verso fonti pulite, idrogeno e nucleare di nuova generazione sarà decisiva per garantire stabilità e competitività alle imprese del settore.
L’assemblea Avr ha riunito rappresentanti istituzionali, economisti, analisti geopolitici e dodici associazioni internazionali provenienti da Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito. Tra gli interventi, quelli di Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison, e di vari parlamentari italiani ed europei delle commissioni Energia e Attività produttive, che hanno discusso di capitale umano, transizione energetica, idrogeno, nucleare, acqua e sostenibilità.
Nel corso dei lavori è stato annunciato che il nuovo nucleare italiano sarà presentato il 4 novembre alla World Nuclear Exhibition di Parigi, con una collettiva di 28 aziende italiane promossa da Italian Trade Agency e Ministero degli Affari Esteri su proposta di Anima Confindustria. Ampio spazio anche al tema dell’idrogeno, in cui le valvole italiane rappresentano componenti essenziali, e alla digitalizzazione dei processi produttivi per le piccole e medie imprese, con l’obiettivo di favorire innovazione e formazione qualificata.
“Il settore delle valvole e della rubinetteria rappresenta un’eccellenza globale, altamente specializzata e riconosciuta nel mondo”, ha dichiarato Sandro Bonomi, presidente di Avr. “In questa fase è fondamentale che Governo e istituzioni collaborino con le imprese per sostenere un comparto che vale quasi 10 miliardi di euro e che è strategico per l’intero sistema industriale italiano”.
L’assemblea di Milano ha confermato la solidità del settore e la sua capacità di adattarsi ai nuovi scenari geopolitici e tecnologici, ma anche la necessità di un impegno politico e industriale coerente per affrontare le sfide della transizione energetica e digitale, che determineranno la competitività del Made in Italy nei prossimi anni.
Gloria Giovanditti






