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lunedì 22 Settembre, 2025
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Con la cessione di Api a Socar si chiude l’era dei petrolieri italiani

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La storica catena di distributori IP, marchio di carburanti con oltre 4.500 stazioni di servizio diffuse in tutta Italia, è pronta a cambiare bandiera. La compagnia statale Socar, gigante energetico dell’Azerbaijan, si prepara infatti a rilevare il 100% del gruppo Api, di proprietà della famiglia Brachetti Peretti, per un valore vicino ai 3 miliardi di euro. Con questa operazione esce di scena anche l’ultima grande famiglia italiana del petrolio, che per decenni ha rappresentato un presidio nazionale in un settore sempre più dominato da multinazionali straniere.

Dietro i distributori c’è un’infrastruttura imponente: Api dispone di una capacità di raffinazione di 200.000 barili al giorno, con raffinerie operative ad Ancona e Trecate, un deposito a Roma e un contratto con la raffineria Alma di Ravenna. Negli ultimi anni il gruppo ha rafforzato la propria posizione acquisendo gli asset italiani di Exxon Mobil, e nel 2024 ha registrato un utile operativo rettificato di circa 500 milioni di euro. A seguire la cessione ci sono Intesa Sanpaolo IMI CIB per Socar e UniCredit per i Brachetti Peretti, dopo un processo competitivo durato quasi un anno che aveva visto interessato anche il gruppo emiratino Bin Butti.

Per Socar l’ingresso in Italia è una mossa di espansione strategica. Il gruppo controlla già una raffineria in Turchia con capacità analoga e punta a consolidare la propria presenza nel Mediterraneo. Il finanziamento dovrebbe arrivare da linee bancarie esistenti e dal sostegno del governo di Baku, ma l’operazione dovrà comunque passare al vaglio del golden power, lo strumento con cui lo Stato italiano può intervenire nei settori strategici.

Dopo la cessione della Saras dai Moratti a Vitol, multinazionale olandese del trading energetico, la vendita di Api segna la fine di un’epoca: l’uscita definitiva delle grandi famiglie italiane dal settore della raffinazione, in un contesto di volatilità crescente e margini sempre più ridotti. Sullo sfondo, le consolidate relazioni energetiche tra Italia e Azerbaijan potrebbero agevolare il via libera finale.

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