Pesca, cantieristica, turismo costiero, trasporti marittimi, energie rinnovabili marine, biotecnologie: è questo l’insieme di attività che formano la blue economy, l’economia legata al mare. Secondo il XIII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare, questa filiera produce in Italia un valore complessivo di 216,7 miliardi di euro, pari all’11,3% del prodotto interno lordo nazionale. Le imprese attive nel settore sono 232.841, mentre le persone occupate superano il milione, arrivando a 1.089.710 lavoratori. Il solo valore aggiunto diretto generato ammonta a 76,6 miliardi di euro, ma il dato più rilevante riguarda l’effetto moltiplicatore: ogni euro speso nella blue economy ne attiva altri 1,8 nel resto dell’economia.
Tra il 2022 e il 2024 la blue economy italiana ha registrato un aumento del valore aggiunto diretto pari al 15,9%, oltre due volte e mezzo la crescita media nazionale ferma al 6,6%. L’occupazione ha visto un incremento del 7,7%, a fronte di un +1,9% dell’intero sistema economico italiano. Anche il numero delle imprese è cresciuto del 2%, in controtendenza rispetto al calo generale del 2,4%. Il settore ha raggiunto così il livello più alto dal 2019. In particolare, il Mezzogiorno presenta un’incidenza dell’economia del mare pari al 15,5% del proprio valore aggiunto complessivo, pur avendo una capacità minore di attivare altre filiere rispetto al resto del Paese.
Secondo il rapporto, l’Italia si conferma ai vertici europei per la blue economy. Tuttavia, i dati dell’EU Blue Economy Report 2025 collocano il Paese al quarto posto per valore aggiunto, dopo Germania, Spagna e Francia, a causa di un perimetro di analisi diverso. Il Centro Studi Tagliacarne avverte che un aumento dell’incertezza economica del 30% potrebbe causare perdite per 1,2 miliardi di euro, colpendo in particolare turismo e logistica. Per il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la crescita di questa economia rappresenta un pilastro strategico su cui fondare lo sviluppo industriale futuro, mentre per gli analisti è fondamentale disporre di dati aggiornati e puntuali per governarne l’evoluzione e rafforzarne la competitività nel contesto euro-mediterraneo.