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martedì 14 Ottobre, 2025
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Iran, il dilemma di Vladimir Putin che non vuole perdere il favore di Donald Trump in Ucraina

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Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ieri era a Mosca per incontrare il presidente Vladimir Putin dopo che gli Stati Uniti nel weekend hanno bombardato i siti nucleari dell’Iran. Tuttavia, il più importante asset per la Russia in Ucraina sono proprio gli Stati Uniti di Donald Trump: se Washington interromperà drasticamente gli aiuti a Kiev, per Mosca probabilmente sarà più facile occupare una porzione più ampia di territorio ucraino. Forse anche per questo motivo la reazione immediata di Putin al bombardamento americano dell’Iran è stata poco incisiva. Il consigliere del Cremlino, Yuri Ushakov, ha detto ai media che “i contatti con gli americani sono in orso, anche sull’Iran”.

L’Iran ha fornito un aiuto importante alla Russia nella sua guerra d’aggressione contro l’Ucraina: oltre alla fornitura di migliaia di Shahed, i droni a “basso costo” che continuano a terrorizzare i cieli ucraini, Teheran ha inviato i propri scienziati per formare i colleghi russi, a tal punto che ora Mosca si produce da sola tali droni. Eppure, quando è stato attaccato prima da Israele e poi dagli Stati Uniti, l’Iran non ha ricevuto immediato supporto dalla Russia.

Vladimir Putin conosce la storia e le guerre: non si combatte mai su due fronti e non si disperdono le forze in campo. La macchina da guerra russa ha mobilitato centinaia di migliaia di soldati, eppure Mosca è ancora impantanata in Ucraina dopo tre anni e mezzo. Un supporto deciso all’Iran significherebbe distrarre risorse dal fronte ucraino e soprattutto rischiare di perdere la “non opposizione” (che talvolta si è tramutata in benevolenza) degli Stati Uniti di Donald Trump verso la sua “operazione militare speciale”.

In una lettera ai partecipanti al forum “Letture di Primakov”, il presidente russo ha dichiarato che “i tentativi dei Paesi occidentali di impedire l’instaurazione di un giusto ordine mondiale multipolare e di preservare un modello di globalizzazione che sia vantaggioso solo per loro hanno portato a una significativa destabilizzazione della situazione mondiale”. Uno degli esiti più evidenti, ha detto Putin, è l’escalation in Medio Oriente. Tralasciando l’ipocrisia di un presidente che ha deciso di riportare la guerra sul suolo europeo, è indicativo il mancato riferimento esplicito agli Stati Uniti.

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