Martedì 6 maggio, il Parlamento europeo ha deciso di adottare una procedura d’urgenza per modificare la normativa sulle emissioni nocive delle automobili. La decisione è arrivata in seguito alla proposta presentata dalla Commissione europea lo scorso marzo, che nei fatti permetterebbe di rinviare l’applicazione delle sanzioni previste per le case automobilistiche non in regola. Poiché Parlamento e Consiglio sembrano condividere l’impostazione dell’esecutivo comunitario, l’approvazione definitiva potrebbe avvenire molto rapidamente.
Secondo la normativa attuale, entro il 2025 i costruttori di automobili dovranno ridurre del 15% le emissioni medie di CO₂ delle loro flotte rispetto ai livelli del 2021. Gli obiettivi erano stati stabiliti nella convinzione che l’espansione del mercato delle auto elettriche avrebbe consentito una decisa riduzione dell’inquinamento. Tuttavia, per una parte del settore automobilistico, la transizione si è rivelata più lenta del previsto.
Il timore che alcune aziende possano essere colpite da multe miliardarie in una fase già critica per il comparto ha spinto la Commissione a proporre un aggiustamento del meccanismo. Il calcolo delle emissioni non sarà più basato su un singolo anno, ma verrà distribuito sul triennio 2025-2027. Questo approccio dovrebbe offrire alle case automobilistiche più tempo per allinearsi agli obiettivi ambientali fissati.
L’intento della Commissione è quello di sostenere le aziende in difficoltà, cercando al contempo di non disattendere gli impegni presi in ambito ecologico. Il Parlamento europeo si esprimerà sul provvedimento oggi, giovedì 8 maggio, durante la sessione plenaria. Secondo alcune fonti diplomatiche a Bruxelles, non è escluso che l’emendamento possa essere approvato senza necessità di ulteriori trattative con il Consiglio, dato l’ampio consenso politico attorno alla proposta.
In un’ottica più ampia, questa modifica rientra in un orientamento più flessibile da parte dell’Unione europea nella gestione della transizione climatica. L’obiettivo è rendere il Green Deal compatibile con le esigenze dell’economia, evitando di compromettere la competitività dell’industria europea nei confronti di paesi che adottano normative ambientali meno ambiziose. Un segnale in questa direzione è arrivato anche dal recente congresso del Partito popolare europeo, il gruppo più rappresentato a Strasburgo, dove la questione ecologica ha occupato uno spazio piuttosto marginale.
Gloria Giovanditti