martedì, Dicembre 3, 2024
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    Previsioni UE: crescita lenta per l’Italia, ma migliorano deficit e debito

    Le ultime previsioni economiche della Commissione Europea delineano un quadro più cauto per l’economia italiana e per l’Eurozona rispetto alle stime precedenti. Per l’Italia, il Prodotto Interno Lordo (PIL) è atteso in crescita dello 0,7% nel 2024, una revisione al ribasso rispetto allo 0,9% previsto in primavera. Nel 2025 la crescita si attesterà all’1%, rispetto all’1,1% stimato precedentemente, mentre nel 2026 salirà all’1,2%. A sostenere l’economia italiana saranno soprattutto gli investimenti infrastrutturali legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che dovrebbero accelerare dal 2025. Tuttavia, il settore edilizio residenziale, penalizzato dalla riduzione dei crediti d’imposta, rappresenta un freno significativo.

    Nell’Eurozona, la crescita del PIL è confermata allo 0,8% per il 2024, ma per il 2025 viene limata dall’1,4% all’1,3%, con una successiva ripresa all’1,6% nel 2026. L’Italia si trova in linea con il ritmo di crescita dell’Eurozona, mentre la Germania è prevista in recessione per il 2024 con un PIL a -0,1%, proseguendo la contrazione del 2023 (-0,3%). Per la Francia, il PIL crescerà dell’1,1% nel 2024, dello 0,8% nel 2025 e dell’1,4% nel 2026. La Spagna si distingue con tassi di crescita più elevati: 3% nel 2024, 2,3% nel 2025 e 2,1% nel 2026.
    Sul fronte del debito pubblico, l’Italia vede una crescita nel rapporto debito/PIL, che dovrebbe raggiungere il 136,6% nel 2024, per salire al 138,2% nel 2025 e al 139,3% nel 2026. Questi dati rappresentano un miglioramento rispetto alle previsioni primaverili, quando il debito era atteso al 138,6% nel 2024 e al 141,7% nel 2025. Tuttavia, il Governo italiano prevede numeri inferiori: 135,8% nel 2024, 136,9% nel 2025 e 137,8% nel 2026. Il deficit pubblico, invece, è previsto in calo al 3,8% nel 2024, rispetto al 7,2% registrato nel 2023. Le stime per il 2025 lo indicano al 3,4% e per il 2026 al 2,9%, con un miglioramento rispetto ai numeri di primavera.

    Secondo l’analisi della Commissione Europea, la graduale eliminazione di consistenti crediti d’imposta per l’edilizia contribuirà a ridurre il deficit. Tuttavia, il debito pubblico sarà spinto verso l’alto dall’impatto ritardato di misure come il superbonus, che hanno inciso in modo significativo sui conti pubblici fino al 2023. Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha evidenziato come questa misura, pur comprensibile nelle sue intenzioni, abbia avuto effetti più negativi che positivi sui conti nazionali.

    Le previsioni della Commissione sono condizionate da diversi rischi. Sul piano geopolitico, la guerra in Ucraina e le tensioni in Medio Oriente aumentano le incertezze, così come un eventuale rafforzamento del protezionismo commerciale da parte degli Stati Uniti, che potrebbe penalizzare soprattutto Paesi come Germania e Italia, caratterizzati da un forte surplus commerciale con gli USA. Internamente, l’Italia potrebbe risentire di ritardi nell’attuazione del PNRR e di sfide strutturali nel settore manifatturiero, che potrebbero ridurre ulteriormente la competitività. La crescente frequenza di disastri naturali, come le recenti inondazioni in Spagna, rappresenta un ulteriore elemento di vulnerabilità, con impatti potenzialmente significativi sull’economia.

    Secondo i dati più recenti forniti dalla Banca d’Italia, il debito pubblico italiano è rimasto stabile a quasi 3.000 miliardi di euro a settembre, con un incremento marginale rispetto ad agosto. Le entrate tributarie nello stesso mese sono aumentate dell’8,6% rispetto al 2023, raggiungendo i 38,5 miliardi di euro. Nei primi nove mesi del 2024, le entrate hanno totalizzato 410,1 miliardi di euro, segnando un aumento del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Inoltre, la quota del debito pubblico detenuta da investitori non residenti è salita al 29,8% ad agosto, mentre quella detenuta dalla Banca d’Italia è leggermente diminuita.

    Gentiloni ha concluso osservando che l’andamento dell’inflazione e delle politiche monetarie potrebbe riservare sorprese: una discesa più rapida dei prezzi potrebbe consentire una politica monetaria più accomodante, favorendo la ripresa economica. Rimane essenziale, però, affrontare con urgenza le criticità legate alla competitività e all’efficienza nell’uso dei fondi del PNRR per consolidare la crescita economica nei prossimi anni.

    Gloria Giovanditti

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