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    San Siro, Assolombarda spinge per accelerare i tempi

    San Siro, Assolombarda spinge per accelerare i tempi
    Il presidente Spada parla di progetto d’importanza strategica per il territorio: “Volano di attrattività e competitività. Avremmo dovuto essere nella fase esecutiva già prima delle elezioni”.
    Dopo la proposta avanzata da Ignazio La Russa di far coesistere il Meazza con il nuovo progetto di San Siro nell’ottica di preservare la “milanesità” e nel contempo guardare verso l’innovazione, sul tema è intervenuto anche il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, che ha scartato l’ipotesi del doppio stadio a sostegno della progettazione del nuovo come “volano di attrattività e competitività” per la città di Milano.
    Del resto già in occasione dell’assemblea generale di Assolombarda lo scorso luglio, Spada aveva sottolineato l’importanza strategica del nuovo San Siro per le sfide future del capoluogo lombardo, rivolgendosi ai sindaci e al presidente della Regione auspicando un lavoro comune finalizzato ad eliminare qualsiasi tentennamento sulle partite in gioco. Tra cui, ça va sans dire, quella del nuovo stadio: “Un’opportunità da non perdere per ricucire il tessuto territoriale del quartiere e riqualificare un contesto urbano ormai da molti anni privo di identità”, aveva detto.
    Dunque niente nuove, la posizione di Assolombarda sulla partita è chiara e contempla un piano di ampio respiro per la città che non si limita alla sola funzione sportiva della struttura. A supporto della tesi sostenuta dall’associazione di categoria lombarda, uno sguardo alle trasformazioni del territorio milanese avvenute negli ultimi 20 anni, protagonista la collaborazione tra pubblico e privato nella realizzazione di progetti che hanno contribuito non solo a cambiare il volto della città, ma a rafforzare la sua competitività e capacità attrattiva. Da Porta Nuova alla nuova Fiera fino a Expo 2015, sono solo alcuni dei progetti che hanno reso Milano un modello europeo.
    In questa direzione il progetto del nuovo San Siro avrebbetutte le carte in regola per costituire un volano per lo sviluppo del territorio. Stando alle stime del Centro Studi di Assolombarda – evidenziate da Spada nel corso dell’intervista rilasciata a Il Giorno – il progetto complessivo di rigenerazione urbana porterà un indotto di circa 1,7 miliardi di euro, motivo per cui non è pensabile accarezzare l’ipotesi di lasciarsi sfuggire un’opportunità così importante. Anche perché tra le risorse del PNRR – il Comune ha proposto il quartiere San Siro tra i progetti destinatari dei fondi del PNRR per la riqualificazione – e gli oneri di urbanizzazione derivanti dalla realizzazione del nuovo stadio, si concretizzerebbe la trasformazione dell’area attorno a San Siro in un polo attrattivo di livello, a beneficio non solo della città ma anche degli stessi club calcistici.
    Del resto ci sono già altre città europee che hanno seguito questa strada, una su tutte Londra che ha salutato lo storico stadio di Wembley, nato come Empire Stadium nel 1926 e demolito nel 2002 per far posto alla nuova struttura che non ha cancellato il glorioso passato dello stadio, famoso non solo per le competizioni sportiveospitò nel ’48 anche i Giochi olimpici grazie alla presenza della pista di atletica, ma anche per i concerti di caratura internazionale rimasti nella storia, vedi il Live Aid del 1985.
    Con buona pace dei nostalgici dei tempi gloriosi del Meazzache non si rassegnano a vederlo demolito, cavalcando ancora l’ipotesi di un referendum, l’imperativo è andare avanti. Insostenibile, del resto, l’ipotesi del doppio stadio sia dal punto di vista ambientale che, soprattutto, economico. A questo punto, superata la fase del confronto, che ha portato peraltro a recepire all’interno del progetto le indicazioni arrivate dal Consiglio comunale, non resta che il passaggio a quella esecutiva: “Dal nostro punto di vista – rimarca Spada –, avremmo dovuto essere nella fase esecutiva già prima delle elezioni”. Il concetto è chiaro, non c’è più tempo da perdere e, soprattutto, non si può mancareun’opportunità irripetibile di rigenerazione del territorio milanese.
    Micol Mulè

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