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    CORTOCIRCUITO DEMOGRAFICO

    CORTOCIRCUITO DEMOGRAFICO
    In Europa stiamo assistendo ad un cortocircuito demografico. Se da una parte la crescita della popolazione stenta a ripartire con un forte impatto negativo sulla forza lavoro specializzata e di conseguenza sullo sviluppo economico, dall’altra si considera la famiglia come un pericolo per l’attuale concetto di progresso. Venendo ai numeri, la popolazione dell’Unione europea, come leggiamo su Euronews è cresciuta nel 2022, per la prima volta in tre anni. Mentre la Germania ha visto un boom di nascite, l’Italia ha raggiunto il record negativo (-179.419 abitanti). Sebbene nel 2022 si siano registrati più decessi che nascite, l’aumento dell’immigrazione regolare nell’Unione europea ha fatto crescere il numero degli abitanti. Il 1° gennaio 2023 nell’Ue vivevano 448,4 milioni di persone, rispetto ai 446,7 milioni dell’anno precedente.
    A causa della scarsa crescita, a ottobre 2023 la Commissione europea ha presentato una serie di strumenti a disposizione degli Stati membri per contrastare i problemi dell’evoluzione demografica e integrare la questione in tutte le politiche pubbliche. Negli ultimi due anni, in particolare, le imprese italiane stanno infatti facendo i conti con una crescente difficoltà a reperire i profili professionali di cui hanno bisogno. Non si tratta di criticità temporanee ma bensì di un contesto con cui bisognerà convivere sempre più nei prossimi decenni. Come accennato all’inizio, stride la preoccupazione da parte dell’Europa di introdurre strumenti per la crescita demografica, quando ideologicamente non sembra che la famiglia, addirittura definita “tradizionale”, non riesca a raccogliere le simpatie del pensiero dominante anche europeo.
    Non piace il concetto di famiglia, come sostiene Ettore Gotti Tedeschi, per almeno tre motivi. Innanzi tutto la famiglia s’innesta su un concetto storicamente cristiano che male si sposa con la concezione di famiglia attuale che vorrebbe smembrare la coppia in qualsiasi tipologia di sentire senza rispettare il corso naturale della procreazione che il cattolicesimo difende. In secondo luogo, non piace la famiglia in quanto nucleo educativo. Un padre e una madre hanno il diritto e il dovere di nutrire anche culturalmente la prole scontrandosi in questo modo con quello che è il pensiero dominante e che desidera imporre il proprio controllo sulla mentalità delle nuove generazioni che occorre si adeguino da buoni sudditi alle linee guida del potere. Infine, in funzione dell’ambientalismo esasperato, generare figli significa aumentare l’impronta inquinante sul pianeta, inammissibile per la visione di coloro che ritengono il pianeta più importante del genere umano.

    Per questi ed altri motivi, occorrerebbe che, prima di ricorrere a strumenti per aiutare la natalità, una certa mentalità facesse pace con sé stessa e con il concetto di famiglia, unico vero luogo capace di generare vita, lavoro e sviluppo economico.

    Giovanni Zola

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