DEF: IL NUOVO PROGRAMMA DEI CONTI È DEFINITO
Il Documento di Economia e Finanza è stato definito nei suoi contenuti ed è pronto per l’approvazione in Consiglio dei Ministri.
Quando i tempi bui della pandemia e le negative conseguenze economiche in cui si sono imbattute famiglie e imprese sembravano poter essere alle spalle, la crisi energetica moltiplicata dall’invasione russa in Ucraina, ha ulteriormente messo in ginocchio l’intero Paese. L’unica via inevitabile resta pertanto quella dell’intervento del Governo, che con il Documento di Economia e Finanza, al vaglio in queste ore, si appresta a dare un altro colpo ai rincari, assicurando una discesa del rapporto debito/PIL e liberando nuovi spazi per gestire le coperture degli ultimi due decreti energia, gettando le basi per un nuovo intervento di aiuto all’economia che arriverà entro la fine del mese.
Le nuove misure consentiranno verosimilmente un’azione nell’ordine di 25-26 miliardi di euro, che tuttavia non saranno utilizzabili in toto per gli interventi anti-crisi, e, soprattutto, non sono totalmente legati al nuovo deficit. Esatto, perché il primo propulsore dei conti pubblici è infatti conseguenza dell’eredità positiva prodotta dal rimbalzo del PIL 2021, il quale aveva superato le aspettative stanziandosi su un +6,6%. Al deficit toccherebbe infatti uno sforzo aggiuntivo intorno agli 8-10 miliardi, dato che la spinta alle entrate avrebbe prodotto un aiuto nell’ordine dei 15-16 miliardi. La prima fotografia della situazione appare sufficiente in relazione ai dati del fabbisogno, che nel primo trimestre del 2022 si attestavano sui 29,8 miliardi, in miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2021. L’architettura è stata rivista al ribasso, complice ancora una volta la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina che ha visto rivalutare in negativo le prospettive di crescita, di fatto dimezzando il PIL fino al +2,8% rispetto a quanto previsto lo scorso ottobre dalla Nadef. “La crescita sarà rivista significativamente, con valori più bassi del previsto” aveva confermato il ministro dell’Economia Daniele Franco, non escludendo a priori la possibilità del verificarsi di fenomeni di stagflazione. Qualche decimale è stato invece guadagnato soprattutto grazie agli interventi arrivati dal Governo, oltre a quelli ancora in fase di elaborazione da Palazzo Chigi. Sul punto il Def dovrebbe indicare una leggera discesa rispetto ai livelli 2021, vicini al 151% dopo l’ultima correzione Istat sul prodotto nominale, seguita poi da una riduzione più decisa sotto al 150% nel 2023 ed un’ulteriore diminuzione netta negli anni successivi.
Da ultimo, ma non per importanza, è il duro compito del Def di trovare le coperture necessarie degli ultimi due decreti energia già in vigore. Il primo, varato a inizio marzo, ha infatti previsto il congelamento di 4,5 miliardi di fondi ministeriali, da liberare ora con il nuovo programma di finanza pubblica, mentre il secondo ha utilizzato circa un miliardo di maggiori entrate Iva per tagliare le accise sui carburanti. Un lavoro tutt’altro che semplice quello che sta impegnando l’Esecutivo in questi giorni, sebbene il Governo sia aiutato dall’effetto inflazione che sta facendo lievitare il PIL nominale. C’è però dell’altro, visto che andranno gestiti i 14,5 miliardi di fondi Mef che il primo decreto va a bloccare fra 2023 e 2032, e che impatteranno, seppur parzialmente, sugli spazi di manovra del Documento. Le nuove misure al varo, che saranno decise col prossimo decreto, si tradurranno pertanto in disposizioni un intento che non è tanto quello di chiudere la crisi energetica, quanto quello di costruire un nuovo canale d’intervento comunitario su cui l’accordo non è ancora stato trovato.
Andrea Valsecchi