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    Rivolte negli Usa, principali effetti sui mercati

    Big tech in calo. Aumento dei tassi bond Usa. Crollo di Unicredit.

     

    L’attacco al Campidoglio Usa, cuore della democrazia più grande del mondo, non ha destabilizzato fortemente le Borse europee. Dopo un iniziale entusiasmo causato dall’imminente insediamento di Biden, le borse rimangono caute.

    Il neo presidente americano, una volta insediato alla Casa Bianca, varerà una pesante manovra di sostegni all’economia, ancor più sostanziosa del pacchetto da 900 miliardi approvato a fine 2020.

    L’amministrazione Biden favorirà con molta probabilità, le piccole e medie aziende, a scapito delle big tech americane, che anzi potranno finire nel mirino dell’Antitrust.

    Tutto ciò causerà inevitabilmente l’aumento del debito pubblico e quindi la crescita dei tassi dei bond Usa. Per questi motivi il mercato ha assistito a un movimento di flussi dai titoli tech a quelli value, presenti anche sui listini dell’Europa.

     

    In Europa la Bce ha voluto sottolineare che la pandemia continuerà a bloccare l’economia, almeno per la prima metà del nuovo anno. La debolezza dell’inflazione, come emerge dal rapporto della Bce, sarà più duratura rispetto a quanto previsto in precedenza.

    Eurostat ha annunciato che a dicembre il tasso di inflazione annuale nell’area euro ha avuto una frenata pari allo 0,3%. Inoltre, il volume delle vendite al dettaglio nell’area euro a novembre è calato del 6,1% rispetto a ottobre.

     

    Il 6 Gennaio la Borsa di Milano era in rialzo, ma dopo le sommosse di Washington, ha chiuso in parità.

    Nel frattempo, sono girate indiscrezioni secondo cui lo Stato sarebbe pronto ad acquistare 14 miliardi di Npl di Unicredit (crediti deteriorati), tramite Asset Management Company, al fine di favorire l’aggregazione con Mps. Ciò ha fatto precipitare Unicredit a Piazza Affari. Parecchi azionisti di Unicredit, tra cui l’imprenditore Leonardo Del Vecchio, sarebbero fermamente contrari all’operazione.

    Tra le spa in salita si segnalano invece salgono Fiat Chrysler Automobiles, Pirelli & C e Buzzi Unicem. Quest’ultima sta traendo grande beneficio dal fermento del settore costruzioni.

     

    Il prezzo del petrolio supera i 51 dollari al barile e si prevede un ulteriore incremento, se si considera che l’Arabia Saudita, primo esportatore mondiale, ha deciso unilateralmente il taglio della produzione nei prossimi due mesi, con le scorte Usa in calo.

    Per quanto riguarda le valute, il dollaro resta ai minimi da tre anni contro, contro l’euro che si attesta a quota 1,2313 rispetto alla moneta americana, mentre il rapporto con lo yen è a 127,28.

     

    La Borsa di Tokyo ha chiuso in leggero aumento. Il Nikkei avanza dell’1,60% a quota 27.490,13, registrando un guadagno di oltre 430 punti, portandosi ai massimi da trenta anni. Più debole la piazza di Hong Kong, condizionata dalle difficoltà dei rapporti fra aziende cinesi e amministrazione Usa.

     

    Andrea Curcio

     

     

     

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