mercoledì, Maggio 22, 2024
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    La Lombardia scampa la zona arancione, ma dalla Regione chiedono di rivedere le norme

    La Lombardia scampa la zona arancione, ma dalla Regione chiedono di rivedere le norme

    Nonostante l’aumento dei contagi e dei ricoveri anche negli ultimi giorni, la Lombardia evita di tornare in zona arancione, ma il presidente Attilio Fontana chiede di rivedere il sistema a colori e le norme sulla quarantena.

    Per quanto si sperasse che la suddivisione delle regioni a colori – divenuta familiare dall’inizio della pandemia – potesse diventare un lontano ricordo del passato, negli ultimi giorni la possibilità che la Lombardia tornasse in zona arancione era tutt’altro che remota.

    Con più di 30mila nuovi casi positivi al Covid nell’ultimo giorno e mezzo, un tasso di positività che sale dal 16,37% al 21,99% e un aumento significativo di persone ricoverate sia nei reparti ordinari (in totale 3.719) che in terapia intensiva (271), la situazione sta tornando a livelli di criticità che non vivevamo da un po’ di tempo.

    Rilevante è infatti anche il bilancio dei decessi, con 131 persone morte di Covid nell’ultimo giorno, mentre la provincia più colpita è Milano con 9,5mila nuovi positivi, di cui quasi 4mila nell’area urbana del capoluogo lombardo.

    Nonostante questa trafila di dati scoraggianti, sembra definitivamente scongiurato il passaggio della Lombardia in zona arancione, dopo il monitoraggio settimanale del venerdì da parte della cabina di regia dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e Ministero della Salute.

    Secondo un post su Facebook dello stesso presidente Attilio Fontana, infatti, uno tra i parametri più determinanti, ossia quello delle terapie intensive, è sceso dal 17 al 15%, quindi ampiamente sotto la soglia del 20% che farebbe scattare il passaggio alla zona arancione.

    Un dato “confortante” comunque in maniera molto relativa, considerando che è l’unico dei tre parametri che consente alla Lombardia di rimanere provvisoriamente – almeno per questa settimana – in zona gialla. E va aggiunto che il calo di percentuale è effetto anche e soprattutto dell’aumento dei posti letto attivabili nelle rianimazioni Covid (circa 300 in più) disposti dalla Regione negli ultimi giorni.

    In questa situazione di incertezza si è espresso ancora il governatore Fontana, chiedendo al Governo di rivedere in generale il sistema della suddivisione in zone a colori, che a detta sua era funzionale e indispensabile nelle prime fasi della pandemia, ma ora, visti gli effetti sempre più incoraggianti della campagna vaccinale, va sicuramente rivisto.

    Secondo Fontana bisognerebbe mettere a punto un sistema che da un lato consenta di monitorare in modo assolutamente preciso l’andamento della pandemia, ma dall’altro, visto che oramai dura da due anni, permetta di convivere con il Covid.

    A questo proposito lo stesso presidente Fontana ha richiesto anche una sostanziale semplificazione delle regole sulle quarantene e sugli isolamenti che, con centinaia di persone asintomatiche costrette entro le mura di casa, produce quasi gli stessi effetti di un lockdown pur non essendolo formalmente.

    La linea della Regione, o perlomeno del suo presidente, è quindi abbastanza concessiva, con l’intento di permettere ai tanti lombardi vaccinati di tornare alla vita. Sempre in questa scia si colloca la replica della “vax night” all’ospedale di Sesto San Giovanni, in cui verranno somministrate le dosi vaccinali dalle 21 alle 8, annunciata dalla vice presidente di Regione Lombardia e assessore al Welfare Letizia Moratti.

    Un insieme di motivazioni e argomenti senz’altro condivisibili e a favore dei moltissimi cittadini lombardi che “hanno fatto il loro dovere” vaccinandosi fino alla terza dose, ma che deve pur sempre convivere con una situazione diventata via via sempre più preoccupante a livello di andamento dei contagi.

    Al punto che, sempre a seguito del monitoraggio del Ministero della Salute, cinque regioni (Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Piemonte, Lazio e Sicilia) sono già finite in zona arancione, mentre la Val d’Aosta è addirittura a rischio di zona rossa.

    Pietro Broccanello

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