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    Acciaio inox: segnali di ripresa e buona domanda, ma pesano costi e scarsità di materiale

    Acciaio inox: segnali di ripresa e buona domanda, ma pesano costi e scarsità di materiale
    Produzione: bene il primo trimestre in Italia ed Europa. Per il nostro Paese potrebbe pesare la forte dipendenza dal mercato europeo, poco dinamico.
    Se ne è parlato nell’ultimo webinar di siderweb
    Flero (Brescia), 15 giugno 2021 – Il comparto dell’acciaio inossidabile, in Italia e nel mondo, nel primo trimestre dell’anno ha dato segnali di ripresa dopo la crisi del 2020: la produzione è cresciuta sia a livello globale (+25% a 14,5 milioni di tonnellate) sia in Europa (+5,3% a 1,9 milioni di tonnellate). Ma resta ancora molto da recuperare, per tornare ai livelli precedenti il 2018, e vanno superati alcuni grandi problemi congiunturali: la mancanza di materiale e l’aumento dei prezzi che stanno mettendo in difficoltà gli utilizzatori; la scarsità di materia prima, non esente dalla crescita delle quotazioni; la concorrenza cinese, che ha una quota di mercato globale del 59,2%.
    Se ne è parlato nel webinar di siderweb “Acciaio inox: il bilancio del primo semestre e le prospettive per il secondo”, che si è tenuto questa mattina.
    INOX ITALIANO – Nel 2020 la produzione nazionale di acciaio inossidabile è calata meno rispetto al totale dell’acciaio: l’output è stato di 1,330 milioni di tonnellate, in diminuzione tendenziale del 10%, contro il -12,1% del totale della produzione siderurgica.
    Nota dolente, però, potrebbe riguardare il commercio estero. «Dal 2012 a oggi – ha evidenziato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb – si segnala, all’export, un incremento delle vendite in Unione europea, che oggi assorbe l’80% del materiale. Anche all’import nel 2020 e 2021 c’è stato un maggior ricorso al materiale “made in EU”, che copre circa i due terzi del fabbisogno italiano. La concentrazione, soprattutto all’export, su un mercato che cresce poco come quello europeo potrebbe rappresentare, nel medio-lungo periodo, una criticità per il settore nazionale dell’inox» ha concluso.
    I PREZZI – Le materie prime dell’acciaio inox sono ancora in una fase di rialzo dei prezzi. Lo ha spiegato Achille Fornasini, Partner & Chief Analyst di siderweb. Il cromo è vicino ai massimi del 2018, «che raggiungerà presto» secondo l’analista; il molibdeno è salito del 77% dall’inizio dell’anno e la «tendenza al rialzo prosegue»; il nickel, invece, mostra un trend di crescita più moderato rispetto alle altre materie prime.
    In rallentamento anche la corsa del rottame: «È ipotizzabile un ulteriore apprezzamento – ha detto –, ma con una velocità molto più contenuta».
    PAROLA AGLI OPERATORI – La domanda di acciaio inox «molto sostenuta da novembre è andata via via consolidandosi. Il 2021, poi, è partito fortissimo, ma temo che la paura di non trovare più il materiale abbia generato una crescita esponenziale della domanda. Dovremo verificare se resterà su questi livelli». Lo ha detto Massimo Amenduni, Managing Director di Acciaierie Valbruna, che ha sottolineato quanto sia strategico il tema delle materie prime: vista la carenza che si registra, «si dovrebbe fermare l’export del rottame dall’Europa». Una carenza che sarebbe riconducibile alla Cina: «Ha investito da tempo nelle materie prime e ciò ha determinato anche le impennate dei prezzi. Le capacità installate per l’inox, in Cina, sono enormi, ma la qualità è certamente meno buona della nostra, come pure il servizio al cliente».
    A sostenere i prezzi oggi sarebbe «la totale mancanza di prodotto. Una condizione di natura strategico-industriale che favorisce la parte alta della filiera». Lo ha detto Alessandro Bettuzzi, amministratore delegato di OIKI e coordinatore dei centri servizi inox di Assofermet. Ha spiegato che le acciaierie accettano ordini di materiale con consegna a fine anno, o inizio 2022. Per questo la carenza di materiale è destinata a durare per mesi, «con punte che probabilmente verranno toccate a giugno».
    «I prezzi – ha aggiunto – stanno diventando roventi. Quando ciò accade, il mercato inizia a cercare prodotti alternativi. Quindi tra settembre e ottobre potremo avere maggiori indicazioni su quale sarà effettivamente il consumo di inox per il 2022».

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