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    Crollo consumi dell’8%, Confcommercio lancia l’allarme per Natale

    Nel periodo natalizio previsto un miliardo e mezzo di acquisti in meno. Chiesti aiuti al Governo per settori indirettamente colpiti come l’ingrosso

     

    Confcommercio lancia un allarme anche in vista del Natale: atteso un calo di un miliardo e mezzo negli acquisti per le feste. E’ la conclusione, attesa ma non per questo meno preoccupante, dell’anno nero del commercio italiano: complessivamente i consumi sono scesi dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2019.

    Il rallentamento ha interessato in primo luogo la filiera del turismo, alberghi (-60%), bar, ristoranti (-32%) e servizi ricreativi.

     

    Dopo una forte crescita attraversata nel terzo trimestre dell’anno, i consumi tornano drasticamente a diminuire. La stagione estiva aveva infatti portato le famiglie a riprendere una vita quasi normale. La ripresa sembrava promettente ma si è arrestata definitivamente nel mese di ottobre, con l’inizio della seconda ondata.

     

    Anche il Codacons conferma le stime di Confcommercio con un comunicato. Il Presidente Carlo Rienzi osserva che, nonostante “i bonus a pioggia” predisposti dal Governo, la ripresa dei consumi non c’è stata e le famiglie continuano a tagliare le spese a causa della situazione di allerta e dell’incertezza sul futuro.

     

    Secondo le stime del Codacons, la spesa per le festività natalizie crollerà del 14,5%, provocando un calo di oltre 1,5 miliardi per l’acquisto di regali, addobbi e alimentari. I dati potrebbero ancora aggravarsi se la situazione sanitaria dovesse ancora peggiorare.

     

    Alla luce della grave situazione economica, Confcommercio Lombardia chiede di poter estendere il decreto Ristori anche ai commercianti all’ingrosso, i quali sono rimasti esclusi.

    Il commercio all’ingrosso, pur esente da chiusure, rischia di soffrire pesantissime ripercussioni a causa del blocco dei consumi e delle limitazioni al commercio internazionale.

    Solo in Lombardia il comparto conta circa 77.000 imprese.

    L’associazione lombarda chiede anche di rivedere la logica fuorviante dei codici Ateco. Ci sono infatti parecchi settori che sono indirettamente colpiti dalle chiusure e che pur rappresentando un ruolo chiave nell’economia nazionale, sono stati lasciati privi di qualunque sostegno.

     

    Andrea Curcio

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