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lunedì 22 Settembre, 2025
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Il lavoro cresce, ma l’Italia resta insoddisfatta

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Il mercato del lavoro italiano si presenta in crescita ma attraversato da contraddizioni profonde. Nel primo trimestre del 2025 gli occupati sono 840 mila in più rispetto al 2019, un risultato che conferma la vitalità del sistema e la sua capacità di adattarsi alle trasformazioni degli ultimi anni. A trainare questo aumento sono soprattutto le fasce d’età più mature, dai 45 ai 64 anni, insieme a un numero crescente di pensionati che scelgono di restare attivi. Al contrario, si registra una contrazione tra i 35-44enni, mentre gli under 35 mostrano un andamento positivo e introducono una novità significativa: la figura del poliworker, giovani che affiancano più datori di lavoro o combinano professioni differenti, riflettendo un mercato sempre più frammentato e dinamico.

Secondo il Rapporto Coop 2025, non cresce solo il numero degli occupati ma anche la loro qualità. Aumentano i lavoratori dipendenti, cresce la quota di diplomati e laureati e i settori più vivaci risultano essere costruzioni, servizi e ristorazione, comparti che da tempo trainano una parte consistente dell’economia nazionale. Tuttavia, dietro i numeri positivi si nasconde un malessere diffuso. Il 96% dei lavoratori vorrebbe cambiare almeno un aspetto della propria attività, in primo luogo lo stipendio, ma anche condizioni di maggiore flessibilità, equilibrio tra vita privata e professionale e carichi più sostenibili. L’insoddisfazione riguarda inoltre le prospettive di carriera, la stabilità contrattuale e l’ambiente lavorativo, segnalando che la quantità di posti non si traduce necessariamente in benessere percepito.

Solo il 23% degli italiani considera oggi il lavoro una fonte di piena realizzazione personale, un dato che fotografa un calo di fiducia e di motivazione rispetto al passato. Allo stesso tempo, cresce la propensione al cambiamento: il 15% degli occupati pensa di lasciare il proprio impiego entro un anno e mezzo e un 5% immagina addirittura di smettere di lavorare del tutto, percentuale che arriva al 15% tra le donne. Questi dati aprono un interrogativo cruciale: la crescita occupazionale rischia di restare un indicatore puramente quantitativo se non accompagnata da un miglioramento delle condizioni complessive.

Il lavoro che aumenta ma non soddisfa racconta di un Paese che produce occupazione ma fatica a generare fiducia, motivazione e stabilità. La figura del poliworker diventa il simbolo di una generazione che cerca nuove strade, spesso per necessità più che per scelta, e che incarna la trasformazione di un mercato dove la flessibilità è diventata strutturale. La vera sfida per l’Italia non sarà soltanto continuare a creare posti di lavoro, ma renderli sostenibili, adeguati alle aspettative e in grado di trattenere le persone dentro un percorso di crescita personale e professionale.

Gloria Giovanditti

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