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venerdì 7 Novembre, 2025
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Come Alcaraz su Sinner, la Spagna attira più capitali dall’estero dell’Italia

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La nuova rivalità del tennis europeo parla italiano e spagnolo: Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz, con quest’ultimo appena trionfatore agli US Open nella finale contro l’azzurro. Una sfida quella tra Italia e Spagna che non si limita però allo sport, perché anche sul terreno degli investimenti esteri il confronto è sempre più acceso e i numeri raccontano che anche in questo ambito è Madrid a essere in vantaggio. A dirlo è uno studio presentato da Amazon e TEHA, con il supporto scientifico di Enrico Letta, Carlo Altomonte, Patricia Gabaldón e Jordi Sevilla.
Dal 2015 al 2024 la Spagna ha attratto 304 miliardi di euro di capitali esteri, contro i 191 miliardi dell’Italia: 113 miliardi di differenza, pari al 60% in più. Non si tratta solo di flussi finanziari. In Spagna i progetti greenfield realizzati nello stesso periodo sono stati 856, capaci di generare oltre 72 mila posti di lavoro; in Italia, con 303 progetti, gli occupati creati sono stati circa 40 mila. Un divario sorprendente, considerando la prossimità geografica e culturale dei due Paesi. Tra i fattori determinanti lo studio individua la maggiore certezza giuridica in Spagna, dove i tribunali risolvono le cause civili e commerciali in 275 giorni contro i 527 italiani, e l’immediata esecutività delle sentenze di primo grado. A questo si aggiungono una regolamentazione percepita come più chiara, servizi pubblici digitali più avanzati e costi energetici inferiori: 166,6 euro a megawattora contro i 252,9 italiani.

Il confronto si estende anche al mercato del lavoro e alla fiscalità. In Spagna la partecipazione alla forza lavoro raggiunge l’80,2%, in Italia si ferma al 71,7%. La produttività cresce del 3,2% a Madrid, mentre a Roma cala del 2,6%. Sul fronte fiscale il cuneo pesa per il 45,1% in Italia contro il 40,2% in Spagna, con salari reali in flessione del 3,3% negli ultimi vent’anni, mentre oltre i Pirenei sono aumentati del 4,9%. Differenze marcate anche nella normativa tributaria: in Italia persino errori non dolosi possono avere conseguenze penali, mentre in Spagna la soglia scatta solo per evasioni superiori a 120 mila euro annui e con dolo provato.

Lo studio non si limita a fotografare il divario ma propone cinque direttrici di riforma: modernizzare la pubblica amministrazione con piattaforme digitali integrate, garantire maggiore prevedibilità normativa, semplificare le regole a livello europeo, rafforzare i legami tra ricerca e industria e attrarre talenti internazionali con procedure snelle. Una strategia che guarda oltre i confini nazionali: rafforzare il Mercato Unico europeo per competere con i grandi blocchi economici globali.

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