back to top
venerdì 7 Novembre, 2025
Sign In
spot_img
spot_img

L’Italia e la necessità di aumentare la deterrenza: l’appello del capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano

spot_img

I più letti

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” recita la prima parte dell’articolo 11 della nostra Costituzione, un precetto fortemente compatibile con un concetto che, oggi, è tornato essenziale: la deterrenza. Parola d’ordine per parecchi decenni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la deterrenza ha contribuito a scongiurare che la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica diventasse calda. Con le rinnovate ambizioni espansioniste della Russia di Putin, tale concetto è tornato nuovamente (e drammaticamente) attuale, come sottolineato anche dai vertici delle nostre forze armate.

Il capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano, ha esposto questa settimana le linee programmatiche del suo mandato in audizione alla commissione Esteri e Difesa del Senato. Il generale dell’esercito ha dichiarato che è necessario aumentare la deterrenza rispetto agli “attuali scenari internazionali”, nei quali si configurano una serie di “minacce complesse” che “mettono alla prova la credibilità e la capacità di deterrenza della NATO e dell’Unione Europea”. Il tema della credibilità è critico: senza di essa, la deterrenza è futile, motivo per cui ha poco senso chi si schiera contro il riarmo senza se e senza ma. D’altra parte, l’Ucraina rappresenta un test tanto per Putin quanto per la Nato.

L’Alleanza è solida? Siamo disposti, per esempio, a difendere i Paesi baltici (membri Nato) in caso di attacco russo contro il loro territorio (come previsto dall’articolo 5 del trattato NATO), nonostante Mosca abbia l’atomica? La certezza che 31 Paesi Nato (Stati Uniti in primis, in virtù del loro ombrello nucleare) interverrebbero in caso di aggressione al territorio del 32esimo Paese dell’Alleanza è la più grande garanzia contro una guerra in Europa.

Non basta, quindi, aumentare la produzione bellica. Il generale Portolano lo ha spiegato bene: “Sono necessarie risposte condivise e lungimiranti che potranno concretizzarsi solo mediante una cooperazione internazionale sempre più stretta”. Attenzione però a fughe in avanti sul fronte Ue. “Io oggi la politica di difesa europea fatico a comprenderla”, ha spiegato Portolano, sottolineando che, pur credendo “molto nel pilastro europeo dell’Alleanza”, il “riferimento resta” la Nato, dal momento che al di fuori dell’Alleanza “non esiste una Military Strategy europea”.

- Advertisement -spot_img

Altri articoli

- Advertisement -spot_img

Articoli recenti