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    SIPRI: rischio utilizzo armi nucleari è più alto rispetto alla Guerra Fredda

    SIPRI: rischio utilizzo armi nucleari è più alto rispetto alla Guerra Fredda
    “Nonostante nell’ultimo anno si siano registrati alcuni progressi significativi sia nel controllo degli armamenti che nel disarmo nucleare, il rischio dell’utilizzo delle armi nucleari appare oggi più alto rispetto a qualsiasi altro momento dall’apice della Guerra Fredda”. Con queste parole Dan Smith, direttore del SIPRI, ha sottolineato un’eventualità inconcepibile finora ma pur sempre latente da quando la Russia ha invaso l’Ucraina.
    Il SIPRI è l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace fondato nel 1966 in Svezia, il quale stima una leggera diminuzione del numero totale di testate nucleari da gennaio 2022 rispetto all’anno scorso anche se in futuro si prevede che le potenze nucleari rafforzeranno il proprio arsenale. Una tendenza definita “molto preoccupante” dall’ultimo rapporto del SIPRI, uno studio che arriva in un momento critico per la guerra in Ucraina.
    Secondo quanto riportato da diversi media, si sta stringendo l’assedio russo contro la città di Severodonetsk e il governatore ucraino della regione di Lugansk, Sergui Gaidai, teme un attacco massiccio per prendere la cittadina in 48 ore. L’avanzamento delle truppe di Mosca è avvenuto anche grazie al supporto dell’artiglieria pesante, motivo per cui Kiev che chiede insistentemente all’Occidente armi più potenti per far fronte alla potenza di fuoco russa.
    Nel frattempo, ieri ha ripreso quota l’ipotesi di un viaggio di Draghi, Macron e Scholz a Kiev. I tre leader dovrebbero recarsi nella capitale ucraina questo giovedì per discutere di una serie di temi, tra cui la crisi alimentare, l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, oltre a un maggior sostegno allo sforzo bellico delle truppe di Kiev. Al momento, tuttavia, non ci sono certezze su questo vertice. Ieri a metà giornata l’Eliseo ha fatto sapere che Macron non ha piani concreti per visitare l’Ucraina, anche se l’intenzione rimane. Parallelamente Berlino (al momento della scrittura di questo articolo) non ha voluto confermare la presenza di Scholz a Kiev dopodomani.

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