Nella prima metà del 2025 l’economia piemontese ha mostrato un ritmo di crescita modesto. Secondo l’ultima Relazione annuale della Banca d’Italia sull’economia del Piemonte, l’indicatore ITER — una misura che combina produzione, servizi, occupazione e consumi — segna un aumento dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2024, un risultato inferiore sia all’anno precedente sia alla media nazionale. La debolezza della manifattura e il rallentamento del terziario spiegano gran parte di questa dinamica, mentre le costruzioni restano l’unico comparto in espansione grazie ai lavori finanziati dal PNRR. Il Regio-coin, l’indicatore che misura la tendenza di fondo dell’economia regionale, conferma nel terzo trimestre un’evoluzione stabile: l’attività non arretra, ma non accelera.
Sul fronte produttivo, la Relazione della Banca d’Italia segnala che la stabilizzazione dell’industria avviene su livelli più bassi rispetto al 2024 e riguarda settori centrali per il Piemonte: tessile, metallurgia e soprattutto automotive, dove produzione ed export continuano a essere contenuti. Una parte delle imprese orientate ai mercati esteri registra già gli effetti negativi dei nuovi dazi statunitensi, pur essendo la regione mediamente meno esposta al mercato americano rispetto al resto del Paese. Nel terziario la congiuntura si indebolisce in quasi tutti i comparti, tranne nei servizi ad alto contenuto tecnologico e nel turismo. Le costruzioni mantengono un andamento positivo e risultano sostenute dall’avanzamento dei cantieri PNRR: in Piemonte è stato aggiudicato quasi l’80% delle gare e per due terzi dei progetti i lavori sono avviati o conclusi. Nonostante l’incertezza internazionale, la propensione a investire cresce leggermente, anche per effetto del calo del costo del credito.
Il mercato del lavoro continua a espandersi, ma a ritmi più contenuti rispetto al 2024 e alla media nazionale. Il ricorso agli strumenti di integrazione salariale aumenta, segnalando difficoltà in industria e commercio. Le imprese presentano una redditività stabile e livelli di liquidità più elevati, fattori che sostengono la domanda di credito: i prestiti accelerano soprattutto tra le realtà medio-grandi e nel terziario. Le famiglie registrano un aumento del reddito reale, ma i consumi restano deboli; al contrario, crescono con decisione compravendite immobiliari e richieste di mutui. I depositi tornano a salire e le scelte finanziarie rimangono prudenti. Le previsioni per i prossimi mesi, sempre secondo Banca d’Italia, restano caute nell’industria, più favorevoli nei servizi e stabili nelle costruzioni; i piani delle imprese indicano per il 2026 la prosecuzione della ripresa degli investimenti, pur in un quadro internazionale ancora complesso.






