La Cina torna a essere il principale partner commerciale della Germania, invertendo la parentesi del 2024 che aveva visto gli Stati Uniti conquistare per la prima volta dopo anni la vetta degli scambi. Secondo i nuovi dati diffusi dall’Ufficio federale di Statistica, nei primi nove mesi del 2025 il valore complessivo di importazioni ed esportazioni tra Berlino e Pechino ha raggiunto 185,9 miliardi di euro, superando di misura i 184,7 miliardi registrati con gli Stati Uniti.
È un ritorno allo schema prevalso dal 2016 al 2023, quando la Cina ha dominato stabilmente le relazioni commerciali tedesche. Il dato di quest’anno riflette una dinamica complessa: mentre le esportazioni tedesche verso la Cina sono scese del 12,3%, per un totale di 61,4 miliardi, le importazioni sono cresciute dell’8,5%, arrivando a 124,5 miliardi. Pechino si conferma così la principale fonte di approvvigionamento per l’economia tedesca, in un contesto in cui la domanda interna continua a dipendere in larga parte da beni e componenti di origine cinese.
Diversa la traiettoria dei rapporti commerciali con gli Stati Uniti, dove si registra un arretramento complessivo del 3,9%. Le esportazioni tedesche oltre Atlantico sono diminuite del 7,8%, fermandosi a 112,7 miliardi, mentre le importazioni dagli Usa sono cresciute del 2,8%, raggiungendo 71,9 miliardi. Il rallentamento riguarda in particolare uno dei pilastri dell’export tedesco: il settore automotive.
Da gennaio a settembre 2025 le vendite di autoveicoli e componenti hanno subito una flessione marcata in entrambe le direzioni. Verso la Cina, l’export automobilistico si è ridotto di 6,1 miliardi di euro, pari a una contrazione del 35,9%, scendendo a 10,9 miliardi complessivi. Non va meglio con gli Stati Uniti: le esportazioni di veicoli hanno registrato un calo di 3,6 miliardi (-13,9%), attestandosi a 22,4 miliardi.
Il quadro evidenzia un doppio elemento: la crescente dipendenza tedesca dalle importazioni cinesi e le difficoltà di uno dei settori simbolo dell’industria nazionale, che continua a risentire della transizione tecnologica, della concorrenza dei produttori asiatici e dell’indebolimento della domanda nei mercati avanzati. Una combinazione che apre interrogativi sulla capacità del modello export-led tedesco di reggere ai nuovi equilibri globali.
Gloria Giovanditti






