Il copione è sempre lo stesso: con l’intensificarsi degli attacchi russi contro l’Ucraina, Mosca torna a mostrarsi aperta al dialogo. Due giorni fa è scattato un allarme aereo in diverse zone dell’Ucraina, compresa la capitale Kiev, a causa di un potenziale attacco con armi balistiche. Ieri, invece, i media russi riportavano i tentativi delle truppe del Cremlino di avanzare nella direzione di Kupyansk, nell’Oblast di Karkhiv. Gli scontri più intensi e sanguinosi, tuttavia, rimangono quelli di Pokrovsk, dove in sole 24 ore gli ucraini hanno dovuto sostenere 196 scontri con i russi.
Sotto pressione c’è anche il sistema energetico ucraino. Il presidente Volodymyr Zelensky ha invocato una “difesa aerea più forte”, dal momento che in questo periodo “nella maggior parte delle regioni, squadre di riparazione, ingegneri elettrici e servizi di pubblica utilità lavorano praticamente 24 ore su 24: tutti sono coinvolti”, ha spiegato Zelensky, aggiungendo che “i russi hanno aumentato la loro potenza d’attacco, utilizzando più armi balistiche”.
All’offensiva aerea e di terra, si affianca quella diplomatica. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha detto che Mosca è “disponibile a tenere incontri di persona quando necessario” con gli americani, sottolineando che “il segretario di Stato Marco Rubio e io comprendiamo la necessità di una comunicazione regolare. È importante per discutere la questione ucraina e portare avanti l’agenda bilaterale”. La strategia è ben collaudata: negoziare da una posizione di forza, mentre si attacca. In realtà, per il Cremlino si tratta di far finta di negoziare (come è successo in Alaska e nell’ultima telefonata Putin-Trump che ha fatto saltare il vertice di Budapest). Lavrov, per esempio, ha già detto che la Crimea è russa e dunque “la questione della proprietà della penisola è chiusa per noi”, aggiungendo che è impossibile porre fine al conflitto “senza tenere conto degli interessi russi” e senza “affrontarne le cause profonde”: espressioni già utilizzate che nascondono la volontà di Mosca di spazzare via l’autonomia ucraina.






