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giovedì 6 Novembre, 2025
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Taglio del 90% delle emissioni al 2040: l’Ue trova l’intesa con crediti di carbonio

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Dopo oltre ventiquattro ore di trattative, i ministri dell’Ambiente dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo a maggioranza qualificata sull’obiettivo di ridurre del 90% le emissioni di gas serra entro il 2040. L’intesa, approvata dopo una lunga maratona negoziale a Bruxelles, introduce una serie di flessibilità per rendere la traiettoria verso la neutralità climatica meno rigida e più sostenibile per le economie nazionali.

Il compromesso prevede che gli Stati membri possano contabilizzare fino al 5% di crediti di carbonio internazionali extra Ue nel proprio bilancio delle emissioni, a cui si aggiunge un ulteriore 5% acquistabile per compensare gli sforzi nazionali. È confermata inoltre una clausola di revisione biennale, che consentirà alla Commissione europea di monitorare l’andamento delle politiche ambientali e, se necessario, aggiornare il percorso di riduzione sulla base delle evoluzioni economiche e tecnologiche.

L’accordo è stato approvato da ventuno Paesi, che rappresentano l’81,9% della popolazione europea, superando così la soglia prevista per la maggioranza qualificata. Non sono mancati, tuttavia, i dissensi: Slovacchia, Ungheria e Polonia hanno votato contro, mentre Belgio e Bulgaria si sono astenute. L’Italia ha sostenuto il testo, definendolo “un buon compromesso” che bilancia ambizione climatica e sostenibilità industriale.

L’intesa rappresenta un passaggio politico cruciale sulla strada verso la neutralità climatica al 2050, obiettivo già fissato dalla legge europea sul clima. Il traguardo del 2040 fungerà da tappa intermedia per orientare le prossime politiche su energia, industria, trasporti e agricoltura, settori che dovranno contribuire in misura crescente alla riduzione complessiva delle emissioni.

Secondo fonti europee, l’introduzione di margini di flessibilità era indispensabile per ottenere un consenso ampio, soprattutto tra gli Stati membri più dipendenti dai combustibili fossili. La possibilità di utilizzare crediti di carbonio esterni consente infatti ai Paesi di ridurre i costi della transizione, pur restando entro gli impegni fissati a livello comunitario. Tuttavia, diverse organizzazioni ambientaliste hanno espresso preoccupazione per il rischio di “scappatoie contabili”, che potrebbero attenuare l’impatto reale delle misure sul territorio europeo.

Per Bruxelles, l’intesa segna comunque un punto di equilibrio tra ambizione ecologica e realismo economico. Dopo mesi di divisioni tra il blocco dei Paesi del Nord, più propensi a obiettivi rigidi, e quelli dell’Est, più cauti di fronte ai costi industriali, il risultato viene interpretato come un segnale politico di coesione, necessario in vista della nuova legislatura europea.

Nei prossimi mesi, la Commissione dovrà tradurre l’accordo in proposte legislative settoriali e definire nuovi standard per la produzione industriale e la mobilità sostenibile. Gli investimenti nelle reti energetiche, nell’idrogeno e nelle tecnologie di cattura del carbonio saranno determinanti per rispettare la nuova traiettoria. La sfida per gli Stati membri, osservano gli analisti, sarà conciliare la transizione verde con la competitività, garantendo che la corsa verso la decarbonizzazione non accentui le disuguaglianze economiche tra le diverse aree dell’Unione.

L’accordo sul 90% delle emissioni segna così una tappa decisiva nella politica climatica europea: un compromesso complesso, che tenta di coniugare sostenibilità, pragmatismo e solidarietà tra Paesi, in un momento in cui la transizione ecologica è diventata terreno di confronto economico e strategico per l’intero continente.

Gloria Giovanditti

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