Lo spazio è diventato un parcheggio affollato. Intorno alla Terra ruotano ormai decine di migliaia di satelliti, razzi dismessi e frammenti di missioni passate che viaggiano a velocità vertiginose, minacciando collisioni e interferenze. In questo scenario nasce Asimov, un “autopilota spaziale” intelligente capace di riconoscere, mappare e monitorare in autonomia gli oggetti orbitanti inattivi o non cooperativi. Il progetto, coordinato dalla torinese Aiko e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, punta a trasformare l’intelligenza artificiale in un alleato della sicurezza orbitale. Alla collaborazione partecipano anche il Politecnico di Milano, T4i e Tiny Bull Studio, in una sinergia che unisce competenze ingegneristiche, robotiche e digitali.
L’idea nasce da una necessità concreta: rendere più sicura e sostenibile la vita nello spazio. Oggi si contano oltre 14.000 satelliti attivi e 27.000 oggetti tracciati tra detriti e componenti di razzi, un aumento del 31% in due anni che testimonia quanto l’orbita terrestre sia ormai congestionata. Questo affollamento comporta rischi reali: collisioni, malfunzionamenti, cyber-attacchi, ma anche inquinamento luminoso, che ostacola l’osservazione astronomica. Con Asimov, Aiko punta a creare un sistema autonomo capace di avvicinarsi a un satellite guasto, valutarne le condizioni e fornire dati per operazioni di manutenzione o rimozione, riducendo l’intervento umano e aumentando l’efficienza delle missioni.
Fondata a Torino nel 2017 da Giorgio Albano e Lorenzo Feruglio, Aiko è oggi una delle realtà italiane più dinamiche nel campo dell’automazione spaziale. Feruglio, ingegnere aerospaziale e Ceo dell’azienda, spiega che l’obiettivo è costruire “un futuro orbitale sostenibile”, dove la cooperazione tra aziende, università e centri di ricerca diventi il motore dell’innovazione. Al progetto contribuisce il Politecnico di Milano, impegnato nello sviluppo degli algoritmi di navigazione autonoma e nelle prove nel laboratorio ARGOS, dove bracci robotici e sensori ottici simulano le condizioni dello spazio profondo. Queste tecnologie aprono la strada a nuove generazioni di missioni di ispezione e manutenzione in orbita, segnando un passo importante verso una gestione più responsabile e sicura dello spazio.






