Un Paese che cresce, ma non in modo uniforme. È l’immagine che emerge dalla nuova Relazione annuale del Cnel sui livelli e la qualità dei servizi pubblici, presentata a Roma dal presidente Renato Brunetta insieme alla Ragioniera dello Stato Daria Perrotta e al ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo. Il documento analizza il funzionamento delle amministrazioni e la risposta ai bisogni di cittadini e imprese, restituendo una fotografia dettagliata dell’Italia del 2024, tra innovazione, divari territoriali e nuove sfide sociali.
Per il mondo produttivo, i dati segnalano un sostegno consistente ma non privo di ombre. Nel 2023 l’Italia ha destinato 22 miliardi di euro di aiuti alle imprese, pari al 12% del totale europeo, posizionandosi al terzo posto nell’Unione. Gran parte delle risorse è legata alle transizioni ecologica e digitale, ambiti in cui il Pnrr ha messo in campo 57 miliardi di euro. Si registrano progressi anche nell’internazionalizzazione, nella promozione dell’export e nelle politiche di parità di genere e inclusione sociale. Ma cala la spinta sulla ricerca e sviluppo, che nel 2022 ha rappresentato l’1,37% del Pil, in flessione rispetto all’1,43% dell’anno precedente e lontana dalla media europea del 2,27%.
Sul piano sociale, la relazione segnala un aumento della spesa sanitaria privata, arrivata a 42,6 miliardi di euro l’anno, pari a un quarto del totale nazionale. Il finanziamento pubblico copre il 74% delle spese, contro il 77,3% della media UE. In parallelo, crescono i segnali positivi nell’economia circolare: la raccolta differenziata ha raggiunto il 66,6% della produzione nazionale, in aumento di 1,4 punti rispetto al 2022, e l’Italia risulta più efficiente della media europea nell’uso delle risorse, con 3,7 euro di Pil per ogni chilogrammo di materiale consumato, contro 2,5 nell’Ue. Anche il settore dell’istruzione mostra dinamiche incoraggianti: nel quinquennio 2019-2023 i laureati sono aumentati del 14,5%, i dottorandi del 30% in due anni, e gli iscritti alle università telematiche hanno raggiunto quota 250 mila, triplicando in sei anni. Restano però distanze significative rispetto all’Europa, con un tasso di occupazione dei laureati al 74% contro l’82% medio dell’Unione.
Il capitolo finale del report mette in luce la persistente frattura Nord-Sud nella qualità dei servizi comunali. Non sempre una spesa più elevata corrisponde a migliori prestazioni. È il caso della gestione dei rifiuti, più efficiente e meno costosa al Nord, e dei servizi per la prima infanzia, ancora scarsi nel Mezzogiorno. Il quadro complessivo restituisce un’Italia in transizione, dove innovazione, coesione e qualità dei servizi pubblici restano le leve decisive per uno sviluppo equilibrato e sostenibile.






