Nel 2024 il numero dei lavoratori parasubordinati in Italia è tornato ai livelli più alti dell’ultimo decennio. Secondo i dati dell’Osservatorio Inps sui parasubordinati, la platea di collaboratori ha superato 1,7 milioni di iscritti, con un incremento del 6,52% rispetto al 2023 e del 19,6% rispetto al 2015.
L’analisi evidenzia come il mondo del lavoro “ibrido” continui ad ampliarsi, collocandosi a metà strada tra l’autonomia e la subordinazione. Un segnale che riflette l’evoluzione del mercato del lavoro italiano, dove le formule flessibili e atipiche continuano a crescere, pur in presenza di forti disparità reddituali.
Nel 2024 il 46,6% dei collaboratori risulta esclusivo e mono-committente, ossia legato a un solo datore di lavoro. Per questa categoria, il reddito medio annuo si attesta a 20.993 euro. Ma le differenze interne restano ampie: gli uomini guadagnano quasi il doppio delle donne, confermando un forte divario di genere anche tra i lavoratori della Gestione separata.
Tra i collaboratori committenti, il reddito medio sale a 25.653 euro, con una media di 31.044 euro per gli uomini e 16.919 euro per le donne. I professionisti iscritti alla Gestione separata, invece, registrano un reddito medio annuo più basso, pari a 18.094 euro.
La composizione della categoria resta estremamente eterogenea, comprendendo figure professionali molto diverse tra loro — dagli amministratori e sindaci di società, che presentano i redditi medi più elevati, fino ai collaboratori occasionali e ai professionisti senza albo.
Il trend segnalato dall’Inps evidenzia dunque un rafforzamento del lavoro parasubordinato, ma anche la persistenza di forti squilibri retributivi e di genere, che restano una delle principali sfide per la tutela e la valorizzazione di questa parte del mercato del lavoro italiano.
Gloria Giovanditti






