Dopo tre anni di espansione, il settore della componentistica automotive italiana ha registrato nel 2024 una flessione del 6% del fatturato complessivo, segnando una battuta d’arresto dopo un lungo periodo di crescita. Il dato riflette le difficoltà di una filiera chiamata a confrontarsi con l’aumento dei costi, la transizione tecnologica e le incertezze dei mercati globali. Il Piemonte, regione storicamente centrale per l’automotive nazionale e sede di un terzo delle imprese del comparto, mostra un calo più contenuto ma significativo: -5,6% nei ricavi e -2,4% negli addetti, confermando come la crisi colpisca in modo trasversale anche i distretti produttivi più consolidati. Le uniche eccezioni positive riguardano il motorsport, sostenuto da attività di ricerca e sviluppo di alto livello, e l’aftermarket, il segmento che produce e distribuisce ricambi e componenti destinati alla manutenzione dei veicoli già in circolazione, oggi sempre più strategico per la stabilità delle imprese.
L’edizione 2025 dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, promossa dalla Camera di Commercio di Torino e dall’ANFIA, fotografa in modo dettagliato questa fase di transizione. L’universo di riferimento comprende 2.134 imprese con sede legale in Italia, per un totale di 168.000 addetti e un fatturato di 55,5 miliardi di euro. Di queste, 432 aziende hanno partecipato alla rilevazione diretta, pari al 20,6% del campione, consentendo un’analisi puntuale delle dinamiche industriali. Il Piemonte mantiene un ruolo determinante con 717 imprese, pari al 33,6% del totale nazionale, confermandosi la prima regione per densità e specializzazione produttiva. Nella ricerca emergono inoltre le crescenti preoccupazioni legate all’introduzione di nuovi dazi e all’ingresso dei costruttori cinesi nel mercato europeo: il 47% delle imprese segnala i dazi come un rischio per la competitività, mentre il 52% considera l’espansione dei marchi asiatici un fattore di forte impatto sul futuro della filiera.
Le prospettive per il 2025 restano caute. Le aziende prevedono un ulteriore indebolimento di ordinativi, occupazione e investimenti, mentre si consolida la tendenza a diversificare la produzione verso settori limitrofi, come l’energia, la meccatronica o la mobilità sostenibile. Secondo ANFIA, la strategia europea di transizione energetica dovrebbe ampliare il proprio raggio d’azione, evitando di concentrarsi su un unico paradigma tecnologico, come quello dell’elettrico, che rischia di ridurre il valore aggiunto dei componentisti continentali. L’Osservatorio, presentato al Museo dell’Automobile di Torino, restituisce dunque l’immagine di una filiera ancora vitale, ma chiamata a ridefinire i propri equilibri per mantenere un ruolo centrale nella catena globale della mobilità.