Il settore della meccanica italiana registra un calo netto nel primo semestre 2025, con la produzione in diminuzione del 4,3% rispetto allo stesso periodo del 2024. La flessione risulta ancora più marcata se confrontata con l’andamento generale dell’industria, in calo del 2,8%. A incidere non è solo la debolezza interna, ma soprattutto il crollo delle esportazioni verso gli Stati Uniti, dove l’impatto dei dazi introdotti dall’amministrazione Trump ha colpito duramente il comparto. Nei primi sei mesi dell’anno, l’export complessivo si è ridotto dello 0,5%, con una contrazione dello 0,4% verso l’Unione Europea e dello 0,6% verso i mercati extra-UE. Il dato più allarmante riguarda però gli USA: -6,1%, a fronte di un mercato che nel 2024 valeva 13 miliardi di euro, pari al 20% dell’intero export meccanico.
La vulnerabilità del settore era già stata segnalata dall’Istat, che aveva individuato 3.300 aziende particolarmente esposte ai dazi. Proprio la meccanica era indicata come il comparto più a rischio. I timori delle imprese trovano conferma anche nell’indagine di Federmeccanica: l’83% delle aziende prevede conseguenze negative, temendo soprattutto la perdita di quote di mercato all’estero (32%), difficoltà di approvvigionamento delle materie prime (25%) e un aumento della concorrenza interna in Europa (21%). Il rischio non riguarda solo i bilanci aziendali, ma intere filiere produttive che potrebbero non reggere l’urto delle nuove barriere commerciali.
Secondo Federmeccanica, il settore ha urgente bisogno di politiche industriali stabili e di lungo periodo, capaci di sostenere la competitività in una fase in cui i margini ridotti limitano la possibilità di investire in innovazione. L’appello delle imprese è chiaro: occorre “fare presto” per evitare che il comparto meccanico, colonna portante dell’export manifatturiero italiano, subisca un ridimensionamento strutturale.